e dalla Toscana "si sale"a Milano.Chissà perchè i Milanesi salgono a Milano anche quando sono in Liguria o...sul Lago di Como.Loro salgono anche quando sono...in orizzontale
.sarà perchè ,per loro,Milano e sempre Milanon?
Boh!
sta di fatto che il corriere nazionale,Il Corriere della Sera dedica un'attenzione speciale...ferragostana...ad uno dei parchi più belli d'Italia
,in Versilia,vicino al Lago di Massaciuccoli
il
Parco Regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. e si intuisce un perchè
come maila Campana del campanile di Bargecchia sia diventata la "
Campana di Tosca" il maestro non si sottrasse al fascino della natura.
che ancora oggi stupisce noi,che ne abbiam viste di tutti i colori
e con la tagliata di "mucco"come la mettiamo?
La si mangia e basta.
e Mario Giannecchini ci regala una fiaba
Tony Bova gli incontri ravvicinati
di Tony Bova
[URL=http://imageshack.us/photo/my-images/600/phoz.jpg/][IMG=phoz]http://img600.imageshack.us/img600/3678/phoz.jpg
...cinghiali, Garzette, aironi e cavalieri d'italia ecc ecc
L'articolo è a questo .di Roberto Perrone
SCORRIBANDE. TENUTA DI SAN ROSSORE CARNE TENERA, RAZZA D'ECCELLENZA
Tagliata di «mucco». A Pisa la vacca è maschio
Tagliatelle Da provare il gran ragù di cinghiale: come quello di cinta senese, valorizza le tagliatelle
Ogni tanto anche uno scorribandista fa due passi. Quando il luogo è bello come questo, ad esempio. Pini domestici, boschi allagati, grandi frassini, liane e canneti che compaiono e scompaiono, improvvisi. Un microcosmo dove il fascino viene dalla diversità. Laggiù, i pini marittimi annunciano la vicinanza del mare che si mostra oltre la spiaggia. La Tenuta di San Rossore costituisce il cuore del Parco Regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. Siamo sulla fascia costiera a cavallo delle province di Lucca e Pisa. Il territorio della tenuta di San Rossore inizia poco lontano dalla città di Pisa e si estende fino al mare.
Sono gli antichi edifici di Cascine Vecchie e della Sterpaia, cuore della tenuta, ad accogliere i visitatori. La storia di questi luoghi segue le tracce di Etruschi, Liguri-Apuani, Romani, e, dal Medioevo, sale fino ai Medici, ai Lorena ma anche agli Estensi, a Napoleone, ai Savoia, di cui ci rimangono le imponenti scuderie (1854) con i cavalli, i veri protagonisti di queste terre. C'è anche l'ippodromo (disegnato da Leopoldo di Lorena nel 1829) e soprattutto esiste una tradizione artigianale legata all'ippica. Dietro l'area padronale con i suoi «anziani» edifici, maneggi e prati a perdifiato, si estende la riserva naturale più selvaggia, di 4.800 ettari, compresa tra i fiumi Serchio e Arno. Il viale del Gombo conduce dalle Cascine Vecchie fino alla spiaggia. E qui si incontra la residenza presidenziale del Gombo, costruzione in ferro e legno.
Gli itinerari aiutano a scoprire la fauna e la flora del Parco e anche i minerali, la metallurgia. C'è il cammino salutistico tra fiori e piante officinali e quello dei sapori che si esalta con le degustazioni di prodotti del luogo. Si coltivano spinaci e pomodori, si allevano fagiani in voliera, tacchini, galline ovaiole. Sono circa 200 le aziende presenti e sui banconi delle botteghe si possono trovare tutti i sapori del parco a cominciare dalla carne di «mucco pisano» come viene chiamata la mucca pisana: sapore marcato, tenera e di colore rosso chiaro negli esemplari più giovani, compatta e più scura in quelli di 18/20 mesi. Poi l'agnello e la pecora di razza nera massese. La mucca pisana, molto materna, viene soprannominata «balia per eccellenza».
Questa razza è oggetto di un programma di recupero e miglioramento. Gli altri simboli del parco sono il pinolo dal sapore resinoso e dall'odore intenso. Le «pine» vengono distese all'aria aperta per circa sette mesi. I pinoli servono anche per la «torta co' bischeri», il pesto, la torta della nonna, i tortelloni rustici, il castagnaccio. Infine il miele di spiaggia, dal colore chiaro-ambrato, trasparente e molto fluido con un profumo che richiama le piante della macchia mediterranea da cui proviene. E dopo tutta questa natura, l'appetito è cresciuto al punto giusto e quindi eccomi al Poldino, in un palazzo del XIX secolo, con un dehors da cui, la sera, si possono scorgere daini e cinghiali. Con questi si fa un grande ragù che, con quello di cinta senese, valorizza le tagliatelle. Intorno a queste l'antipasto del cacciatore (prosciutto toscano, capocollo, e il festival del cinghiale: prosciutto, soppressata, salsicce, salame,
quindi il boccone del buttero e crostini), il fagiano stufato, la tagliata di «mucco» con rucola, grana e i fagioli all'uccelletta. Un parco di gusto.
10 agosto 2013 | 11:27
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VideoEdited by Grace - 12/8/2013, 16:26