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Sentimento di esclusione, quando, come e perchè?

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Rolleyes
view post Posted on 10/7/2011, 15:55     +1   -1




Credo debba essere un sentimento che comincia a svilupparsi nell'infanzia, o forse nell'adolescenza, chissà...
Magari nasce invece in età adulta o addirittura avanzata, quando molte cose intorno cambiano e si comincia ad avvertire la solitudine.
Boh, in effetti non so bene come e quando nasca: per questo è un argomento che mi piacerebbe affrontare qui, dove c'è un numero di lettori e di potenziali interlocutori certamente più alto che in un forumino come il mio, con i quali forse (se l'argomento interessa, naturalmente) si può tentare di capire insieme da cosa sia generato quel sentimento di costante esclusione, quella tendenza a vedere sempre, nelle parole, negli atteggiamenti e negli sguardi degli altri, qualcosa di negativo, o comunque di non "paritario" rispetto agli sguardi, agli atteggiamenti e alle parole rivolte a qualcun altro.
Da che cosa è generato questo sentimento, che inevitabilmente genera conflittualità e il costante bisogno di interagire con gli altri in modalità, appunto, conflittuale, anche e soprattutto quando gli altri non vogliono interagire in alcun modo?
Al di là della storia personale di ognuno di noi, quale potrebbe essere il comune denominatore di questo atteggiamento mentale, diffuso soprattutto nei forum, ma che non credo dipenda dal forum come mezzo di comunicazione?
 
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Sìse
view post Posted on 10/7/2011, 18:24     +1   -1




se ho capito cosa intendi roll, credo che con l'avanzare dell'età si diventi più selettivi. La voglia di interagire si affievolisce, si diventa più legnosi. Anche perché, credo, si atrofizza un po' il meccanismo che ci spinge fin dalla più tenera età a misurarci col mondo.
Poi, la tendenza alla selettività (o esclusione) o meno, per quanto riguarda i forum, può dipendere da molte cose... dalle motivazioni per cui uno interloquisce qua dentro e soprattutto dal carattere di ognuno. Secondo me nella grande maggioranza dei casi la personalità viene fuori per quella che è, qui, molto più che nella vita reale, sia per il tanto tempo che ci passiamo, sia perché in fondo nessuno, anche quando le cose si complicano, ha nulla da perdere.
Poi, non tutti riescono a dare il meglio di sé. Molti arrivano a dare il peggio, e forse è quello che vogliono. Perché questo mondo parallelo lo permette.
 
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Rolleyes
view post Posted on 10/7/2011, 18:48     +1   -1




No, aspetta, Sise, io non parlavo di ciò che ci induce ad essere, un po' tutti, più o meno selettivi col passare degli anni.
Non parlavo, cioè, di ciò che ci spinge ad "escludere" alcuni, anche perchè qui, in fondo, tutta questa necessità di escludere dei nick rispetto ad altri nick non credo ci sia (a meno che non si sia affetti da smanie competitive e quindi da insicurezze più o meno profonde), a differenza di quanto avviene nella dimensione cosiddetta "reale", in cui inevitabilmente si è costretti ad essere davvero selettivi.

Io parlavo del sentimento provato da chi crede di essere costantemente e volutamente escluso, anche quando questo non è vero, o almeno non lo è finchè le conseguenze di tale sentimento rendono effettivamente necessaria l'esclusione stessa.
Infatti accennavo a quel sentimento di costante esclusione, quella tendenza a vedere sempre, nelle parole, negli atteggiamenti e negli sguardi degli altri, qualcosa di negativo, o comunque di non "paritario" rispetto agli sguardi, agli atteggiamenti e alle parole rivolte a qualcun altro. E me ne chiedevo le ragioni, ammesso che esista un comune denominatore.
 
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view post Posted on 10/7/2011, 19:08     +1   -1
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Tutto il resto è noia

    1. Tendenza a sovraccaricare le frasi dette o scritte da altre persone di significati che non sussistono sia secondo chi le ha scritte che secondo gli altri lettori
    2. Debolezza di memoria relativa a quanto si è scritto o detto in periodi precedenti
    3. Rimorso a seguito di mancata vergogna nel periodo in cui è stata vissuta l'esperienza, che diviene poi diffidenza verso di sè, proiezione verso gli altri e diffidenza verso gli altri senza opporre resistenza psichica.
Sono tre dei quattro sintomi che, secondo Freud, identificano la paranoia; il quarto è "sentire le voci". Se uno sente anche le voci, direi che allora ha ragione Freud e si tratta di paranoia, altrimenti ha ragione Califano e si tratta solo di noia, no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia... :P
 
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Sìse
view post Posted on 10/7/2011, 20:41     +1   -1




cacchio... finché non ho letto Freud nel tuo post, mi son fatta tutto un film del tipo: 'sta a vedere che questo... sembra pensare solo ai suoi giochi e invece ci tiene tutti sotto osservazione... e cavolo se ci piglia nelle analisi...
però alle voci non ci sono ancora arrivata :P
 
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Rolleyes
view post Posted on 10/7/2011, 22:58     +1   -1




CITAZIONE (ChronoTrigger @ 10/7/2011, 20:08) 
Se uno sente anche le voci, direi che allora ha ragione Freud e si tratta di paranoia, altrimenti ha ragione Califano e si tratta solo di noia, no, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia... :P

E si sa bene che, come indica l'etimologia stessa della parola, la para-noia è lo stadio che precede la noia: ci si può dunque augurare che, per chi soffre di paranoia, prima o poi sopraggiunga la noia.
In fondo, se mancano solo le vocine, ci si può organizzare... com'era quel programma per registrare e postare file audio? :woot:


 
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geipuk
view post Posted on 11/7/2011, 02:41     +1   -1




Cerco di rispondere seriamente poiche' il topic mi e' sembrato serio nell'intento di Rolleyes; che poi i divertissement del Maestro siano sempre graditi :wub: , e' pacifico, ma l'assonanza noia-paranoia mi sembra troppo facile e qualunquista. In ogni caso, si parla di sentimento di esclusione, si'?

Puo' affondare le sue radici nell'infanzia, certo, o nell'eta' adulta, sicuramente si tratta di qualcosa di molto personale che viene negato come fosse una tara quando vissuto come un affronto.
L'escluso e' colui che esclude se stesso, che crede di trovare in persone o momenti precipui della sua vita àncore di similitudine che si rivelano poi zavorre.
Un simile argomento l'avevo aperto su ND... la solitudine dell'eta' matura, che NON e' esclusione a meno che non lo si voglia. Ma figuriamoci se quel forumicchio costipato puo' ambire alle considerazioni del Gotha del pensiero virtuale ;)

Relativamente ai forum, ognuno vive la propria esclusione in modo soggettivo. Sarebbe (sottolineo sarebbe) dignitoso viverla senza limitare l'altrui diritto a non frequentare gli esclusi, che per essere (stati) esclusi qualche motivo ci sara'.
Giusto o no, ma sempre legittimo. Chiedersene il perche', in quale momento, la ragione e le conseguenze sarebbe esercizio mentale che ogni persona con un briciolo di autocritica fa... ma e' piu' facile - e piu' gratificante - addebitare il fatto di non essere accettati al mondo rio e crudele.

E' il concetto di "dignità" quello intorno al quale rotea il sistema. Se uno/a non ce l'ha, non se la puo' dare.
Non si inventa in un giorno o in 10 anni di Publiweb, POL, LAD, CAZ o quello che e'. Se c'e' c'e', e se non c'e' ciccia.
Per questa ragione sono sempre stata - e sempre saro' - lontana anni luce dai gruppetti di "quando c'era lui, caro lei..."
Perche' non posso, in alcun modo, comprendere la belluina ripetitivita' degli esclusi in nome di un passato comune.
Tantomeno giustificarla.

CITAZIONE
Rolleyes Inviato il: 10/7/2011, 16:55
(...) Da che cosa è generato questo sentimento, che inevitabilmente genera conflittualità e il costante bisogno di interagire con gli altri in modalità, appunto, conflittuale, anche e soprattutto quando gli altri non vogliono interagire in alcun modo? (...)

Dallo scarso o nullo senso di dignita', a mio parere. Dal costante bisogno di misurarsi col (presunto) nemico, dalla considerazione che deporre le armi sia un gesto vigliacco o una calata di braghe.
Osservo gli esclusi: a volte grattano il fondo e mi chiedo perche'. Nessuno di noi e' un genio, pero' siamo riusciti a crearci un piccolo back stage di persone che ci vogliono bene e a cui vogliamo bene, qui. Persone che, se tutto va male e il mondo (forumistico) ci frana sotto i piedi, ci sono e ci saranno :)
Persone a cui NON vogliamo bene ma rispettiamo, e che ci rispettano.
Costoro non hanno nessuno perche' hanno perso il senso della dignita'.
E i riferimenti (che non faro') non sono casuali.
CITAZIONE
Rolleyes Inviato il: 10/7/2011, 16:55
(...) Al di là della storia personale di ognuno di noi, quale potrebbe essere il comune denominatore di questo atteggiamento mentale, diffuso soprattutto nei forum, ma che non credo dipenda dal forum come mezzo di comunicazione?

Io invece credo che si', dipenda dal mezzo di comunicazione, Rolleyes.
Non ce lo vedo un collega di lavoro - insegnante, cameriere ai tavoli, parrucchiere, stilista o umile contabile come me - a fare piazzate gomito a gomito guadagnandosi le pernacchie imperiture.
Non ce lo vedo un vicino di casa, un frequentatore della stessa palestra o della stessa biblioteca o dello stesso cineforum a fare lo stronzo perche' "escluso".
Il comune denominatore e' la mancanza di dignita', a mio parere. Che si nasconde dietro l'accogliente luce protettiva di un monitor.
CITAZIONE
Rolleyes Inviato il: 10/7/2011, 23:58
E si sa bene che, come indica l'etimologia stessa della parola, la para-noia è lo stadio che precede la noia (...)

Mi permetto sottovoce :P : "para" indica similitudine per differenza; piu' spesso - in trasposizione italiana - in senso translato.
Esempi: paranormale, paramedico, paradosso, parafrasi, e da ultimo l'orribile "ParaOlimpiadi". Che io sappia, non indica precedenza. Ma, se mi sono sbagliata, pronta a chiedere venia!

g.




Edited by geipuk - 11/7/2011, 04:06
 
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view post Posted on 11/7/2011, 06:16     +1   -1
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CITAZIONE (geipuk @ 11/7/2011, 03:41) 

CITAZIONE
Rolleyes Inviato il: 10/7/2011, 23:58
E si sa bene che, come indica l'etimologia stessa della parola, la para-noia è lo stadio che precede la noia (...)

Mi permetto sottovoce :P : "para" indica similitudine per differenza; piu' spesso - in trasposizione italiana - in senso translato.
Esempi: paranormale, paramedico, paradosso, parafrasi, e da ultimo l'orribile "ParaOlimpiadi". Che io sappia, non indica precedenza. Ma, se mi sono sbagliata, pronta a chiedere venia!

g.



Dopo settanta anni la Società Editrice Dante Alighieri ha ristampato il Rocci, riunendo un team di 15 fra storici , grecisti e lessicologi, un ingegnere informatico, due analisti sviluppatori e due grafici che hanno lavorato per 10 anni per aggiornare il nostro mitico vocabolario di greco.
Lorenzo Rocci invece aveva fatto tutto da solo, mettendoci 25 anni a compilare le centomila voci del vocabolario che ha poi imperversato nei Licei Classici per almeno sessant'anni dal 1939, quando uscì la prima edizione.
E' sempre un piacere avere l'occasione di sfogliarlo, oggi.
Dico oggi, perché ieri, quando dovevi tradurre "parà", il buon Rocci ti aiutava sì, ma troppo:

para



Dopo aver capito che poteva voler dire qualsiasi cosa, il povero studente era costretto a improvvisare al momento, spesso con tristi risultati.
Ma nel nostro caso, siamo molto più fortunati: infatti "paranoia" non è un costrutto medico posteriore di cui vada interpretato il senso della preposizione, è una parola greca classica a tutti gli effetti, usata già da Eschilo, Euripide (quello delle scalette) e compagnia bella.
Quindi invece di preoccuoparsi di "para" (o di "noia"), tanto vale puntare direttamente su "paranoia":

paranoia

 
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Rolleyes
view post Posted on 11/7/2011, 11:20     +1   -1




Io, il Rocci, l'ho sempre consultato con piacere: tutto sta ad abituarsi alla sua fin troppo discreta divisione in "paragrafi", talmente discreta da risultare quasi invisibile, ai primi ginnasiali approcci. :P
E la preposizione "parà" ha, tra i principali significati, quello di "accanto, vicino, presso": il paramedico, dunque, credo proprio sia colui che è "vicino a", "quasi" un medico (anche se ha più il significato di "colui che assiste il medico", che gli lavora accanto).
Ciò nonostante, la paranoia non è di certo ciò che è quasi noia! :lol:
Scherzavo, ovviamente, su quanto scritto da Chrono: se parliamo sul serio, è chiaro che in questo caso "parà" abbia il significato di "contro" e che, insieme a "noèo" ("comprendere"), indichi l'atto del comprendere male, in modo distorto e "contro" il significato originario delle parole (o degli atteggiamenti o degli sguardi).

Ma, tornando all'argomento, ok: l'assenza di dignità è alla base di certi atteggiamenti.
Ci sto, altrove abbiamo parlato anche di assenza di decoro, che è uno stadio più elementare, se vogliamo, benchè strettamente connesso alla dignità.
Ma quando, come e perchè si genera tutto questo? Può esistere un comune denominatore in grado di spiegare questa assenza di dignità, che io vedo come un esito piuttosto che come una causa? Oppure ogni storia fa storia a sè?

Edited by Rolleyes - 11/7/2011, 14:17
 
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view post Posted on 11/7/2011, 19:09     +1   -1
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Non ho ben capito il discorso sulla dignità riferito a certe performances forumistiche... qualcuno, gentilmente, me lo spiega?
 
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Rolleyes
view post Posted on 11/7/2011, 19:59     +1   -1




Be'... diciamo che, di qualunque tipo siano le ragioni che innescano il sentimento di esclusione, in genere c'è una dignità che impone all'escluso (o all'autoesclusosi) almeno il contegno necessario a non dare "soddifazione" a coloro da cui si ritiene escluso (che poi si tratti di dignità o di più semplice orgoglio, è ancora un altro capitolo). Certo vittimismo sfrenato, quindi, sembrerebbe indicare l'assenza di qualsiasi forma di decoro.
Ma ciò che io mi chiedo, soprattutto, è cosa inneschi questo tipo di struttura mentale: una sensazione di rifiuto da bambini, di inadeguatezza durante l'adolescenza o di fallimento in età adulta?
Io, freudianamente, tenderei a collocare le origini del problema all'età evolutiva: sono abbastanza convinta, infatti, che le sicurezze/insicurezze di ciascuno di noi dipendano quasi tutte da come abbiamo vissuto quegli anni. Ma non so, ovviamente, se tale regola possa essere generalizzata e applicata al sentimento in questione.

(ho risposto io perchè con Geipuk ne abbiamo parlato altrove, ma magari lei saprà spiegarti meglio)
 
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Rolleyes
view post Posted on 12/7/2011, 11:28     +1   -1




(Comunicazione di servizio: vorrei far notare, a chi eventualmente fosse disturbato nella comprensione del testo da una qualche forma di para-noia :lol:, che in questo topic si parla di "sentimento di esclusione", ovvero di qualcosa che potrebbe stare alla base di alcuni comportamenti caratterizzati da estremo e universale vittimismo, noti a tutti e nulla aventi a che fare con la proverbiale mia stasi sul culo di chi commenta altrove ciò che evidentemente paranoèi pur essendo scritto in modo piuttosto chiaro :rolleyes: )

Edited by Rolleyes - 12/7/2011, 12:58
 
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vestita.di.perlenere.
view post Posted on 12/7/2011, 11:51     +1   -1




bah..io credo che tutti ogni tanto viviamo il sentimento di esclusione, sia nel reale che nel virtuale, senza scomodare i traumi infantili, che se così fosse io dovrei stare sempre muso e ginocchia per quante volte sono stata esclusa da piccola perchè povera.
invece quando mi accorgo che c'è un evento da cui sono eslusa cerco di vedere sempre il lato positivo della cosa.
insomma sopperisco con la 'Paraculaggine' :lol:

 
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Rolleyes
view post Posted on 12/7/2011, 12:03     +1   -1




Più che "paraculaggine", Perle, si tratta di normale superamento di qualsiasi cosa abbia potuto più o meno ferirci da bambini/ragazzini... chè ognuno ha le sue, sia chiaro.
E' quando certe cose non le si riesce a superare nonostante si sia giunti all'età più che adulta, che evidentemente c'è stata una "fissazione", cioè proprio il mancato scatto verso una fase successiva, che normalmente si raggiunge in tempi più o meno lunghi o più o meno brevi, ma certo entro i 40-50 anni al massimo, io credo.
 
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Lara Croft
view post Posted on 12/7/2011, 12:07     +1   -1




Ma certo: la vita non è facile per nessuno, può capitare a tutti di vivere dei momenti o dei periodi difficili che, in ogni caso, lasceranno un segno, ma l'importante è trovare la forza di superarli per poter guardare avanti, senza farci condizionare da ciò che di negativo ci ha colpiti.
Quando non si riesce a farlo, non importa per quale motivo, si vive male con gli altri e soprattutto con se stessi, fino a diventare masochisti. Si cerca cioè di trasferire su quegli altri tutta la negatività accumulata, dando a loro la colpa di tutto, per non essere capaci di guardarsi dentro.
 
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29 replies since 10/7/2011, 15:55   681 views
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