Io, il Rocci, l'ho sempre consultato con piacere: tutto sta ad abituarsi alla sua fin troppo discreta divisione in "paragrafi", talmente discreta da risultare quasi invisibile, ai primi ginnasiali approcci.
E la preposizione "
parà" ha, tra i principali significati, quello di "accanto, vicino, presso": il paramedico, dunque, credo proprio sia colui che è "vicino a", "quasi" un medico (anche se ha più il significato di "colui che assiste il medico", che gli lavora accanto).
Ciò nonostante, la paranoia non è di certo ciò che è quasi noia!
Scherzavo, ovviamente, su quanto scritto da Chrono: se parliamo sul serio, è chiaro che in questo caso "
parà" abbia il significato di "contro" e che, insieme a "
noèo" ("comprendere"), indichi l'atto del comprendere male, in modo distorto e "contro" il significato originario delle parole (o degli atteggiamenti o degli sguardi).
Ma, tornando all'argomento, ok: l'assenza di dignità è alla base di certi atteggiamenti.
Ci sto, altrove abbiamo parlato anche di assenza di decoro, che è uno stadio più elementare, se vogliamo, benchè strettamente connesso alla dignità.
Ma quando, come e perchè si genera tutto questo? Può esistere un comune denominatore in grado di spiegare questa assenza di dignità, che io vedo come un esito piuttosto che come una causa? Oppure ogni storia fa storia a sè?
Edited by Rolleyes - 11/7/2011, 14:17