Valentino Pupetta |
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Coppie, la crisi del sesso «Due volte su tre è lei a non volere fare l’amore» Dalla Aniston a Charlize Theron: quando il desiderio crolla Il medico su «Ok salute»: problema fisico, la testa non c’entra
Le donne sono legittimate a mandare in bianco fidanzati, mariti e amanti in più di un’occasione. In zona gravidanza-parto-allattamento la scusa del mal di testa viene ben digerita, per esempio. Ma se la stagione dei no si prolunga si lascia la categoria delle mogli-compagne-morose stressate per entrare in quella di «pazienti». Di quale specialista però è poco chiaro. A curare la malattia dell’indifferenza (le donne ne soffrono il doppio degli uomini, per la precisione il 33% contro il 16%, due volte su tre è lei a dire no) sono ginecologi, psicologi, consulenti di sessuologia ma sull’ordine in cui affrontarli sono divisi gli stessi esperti. Alessandra Graziottin, medico specializzato in ginecologia e sessuologia, sostiene sulle pagine di Ok-La salute prima di tutto (in edicola) che «finora si è dedicata poca attenzione alle componenti fisiche e biologiche che contribuiscono a spegnere il desiderio». Se lei snobba lui forse non è sempre storia di stress o stanchezza. «La libido è influenzata da ormoni che dai vent’anni in avanti sono in costante diminuzione — spiega Graziottin. E snocciola i numeri del tradimento —: il testosterone a 50 anni è dimezzato, il Dhea fra i 20 e i 50 cala del 60-70%, idem per gli estrogeni». Ormoni a parte i nemici dell’eros sono parecchi, dal colesterolo, all’ipertensione, al diabete. «Il dolore durante il rapporto, che è un problema per il 10-15% delle donne, è spesso legato a precise cause mediche, con la terapia giusta torna la voglia di fare l’amore». Ecco perché la ricetta di Graziottin è «prima cosa check- up medico, poi psicoterapia». E’ una scuola di pensiero. Lontana da quella di Roberta Giommi, psicoterapeuta sessuologa, presidente dell’Istituto internazionale di sessuologia. «Non credo che la componente fisica sia prevalente—dice —. Il calo del desiderio è legato alle fasi del ciclo vitale, i cambiamenti di ruolo incidono spesso sulla sfera sessuale, infatti l’età a rischio è quella dai 35 ai 45 anni». Ovvero la stagione della vita in cui si sceglie se avere o non avere figli, mariti, relazioni stabili. «Più del 90% dei nostri pazienti risolve il problema con brevi trattamenti, senza farmaci o analisi troppo intrusive, l’aspetto chimico sanitario secondo noi non va enfatizzato. E va detto che non è un percorso lungo, bastano poche sedute di psicoterapia per recuperare». Resta un problema a monte, chi indirizza le signore allo specialista giusto? Sarebbe il compito del medico di base, ma così non avviene: «Purtroppo non si parla di sesso dal medico di famiglia».Adenunciarlo è la Società di medicina generale: «I pazienti ne vorrebbero parlare, c’è una forte domanda, ma resta inascoltata — dice Raffaella Michieli, responsabile alla Simg dell’area Salute donna —. Stiamo facendo formazione per sensibilizzare la nostra categoria. I pazienti spesso hanno manifestazioni equivalenti del mancato desiderio, come cistiti, coliti, dolori addominali, del coccige, del perineo ma l’argomento è ancora tabù. Basterebbe una domanda sulla contraccezione per affrontare il tema ma ancora oggi la maggior parte di noi non la fa».
Federica Cavadini
13 maggio 2006
www.corriere.it
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