Sono tornato stanotte, dopo 3 giorni che sono stati intensi sia a livello estetico, ma anche a livello relazionale. Io e mia moglie ( a proposito, io ho 40 anni, è mio suocero il 63enne - vedovo da un bel po', ricco e affascinante, quel tanto narcisista che basta per non accettare la vulgata per cui a quell'età le donne e il piacere non dovrebbero più interessare).
A Parigi ci sono stato parecchie volte, sia prima di conoscere la mia futura moglie, sia con lei. E' una città straordinaria, di quelle che piacciono me perché, rispetto ad altre come Praga o Firenze , ha una continuità storica, culturale ed estetica. Puoi trovarci il crossover che passa dal medioevo e va all'ipermoderna Defense con la Grande Arche. Al di sopra di Parigi, ma è un giudizio affettivo, metto solo Barcellona (va bé... c'è anche il Cairo, ma siamo fuori Europa).
Ogni volta che ci vado noto a alcune banalità, che forse per noi italiani non sono tali:
- Parigi è sempre più multietnica, ma soprattutto nera. I bianchi sono quasi una minoranza, e mi sembra che ormai i neri determinino gusti estetici, culturali e parte della economia della metropoli. So che in periferia la situazione è ben diversa, ma stando in città si ha l'impressione che l'integrazione sia avvenuta e che la multietnicità non sia collegabile all'immigrazione, bensì a qualcosa di post: come per i giovani meriodionali qui in Piemonte, che nessuno vede più come i loro genitori.
Posso sbagliarmi, ma credo che i recenti episodi di violenza in periferia non siano tanto da attribuire a tensioni razziali, bensì a quella deriva del wellfare state e della precarietà che sta caratterizzando un po' tutta l'Europa.
Queste riflessioni non le porto a caso: stando lì mi sono chiesto perché qui in Italia leghisti e affini stiano a sbraitare per un fenomeno che da noi è davvero marginale. Inoltre, non mi sembra che a Parigi i musulmani siano quei famigerati guerrieri con la scimitarra tra i denti che la destra vuole farci credere. Come ho già detto, a mio avviso non esistono scontri di civiltà, bensì tensioni dovute a condizioni economiche che ci toccherebbero comunque.
- Di Parigi amo, come tutti Notre Dame e la Sante Chapelle. Abbiamo visitato il Louvre, sebbene di corsa. Però credo che la città abbia terminato da quasi 100 anni di essere quello che è stata: culla dell'arte, della sperimentazione e del modernismo (non in senso catalano, ma come tentativo di trovare nuove formule espressive per uscire dall'800. Insomma, a Parigi non troveremo Joyce o Hemingway, e neppure Picasso - del quale abbiamo visitato il bellissimo museo). La parte più moderna è la manifestazione stessa di una cultura abbastanza superficiale: alla Defense, accanto alla Grande Arche, si trovano Mc Donald's e i soliti non luoghi stigmatizzati da Augé. Ormai l'economia ha vinto sulla cultura e sulla politica, e dubito ci saranno cambiamenti a breve. Però l'architettura continua a stupire. L'importante è tenersi lontano da Montmatre, con il Sacre Coeur e i pittori di cartoline.
Da quanto so, forse l'unica città in cui un artista può vivere rimane Berlino: non c'è lavoro, quindi la vita costa poco e la gente non è ossessionata dal bisogno di contribuire allo sviluppo. Si pensa di più a socializzare, anziché a correre come monadi. Non è un caso che scrittori americani giovani ma affermati, come Safran Froer o Eugenidies abbiano lasciato gli States per abitare lì.
- Abbiamo salutato il grande Charles e girato per il cimitero di Montparnasse. E' proprio un bel posto, anche le tombe moderne sono per lo più prive di foto. Naturalmente, evitato con cura Jim Morrison!
Abbiamo ascoltato dell'ottimo jazz e del buon rap (che non ha nulla da invidiare a quello statunitense).
- Mio suocero ha tenuto banco nei ristoranti e nello svacco. Doveva o no far bella figura con la sua nuova fidanzata? Sabato sera, entrambi un po' alticci, eravamo in giro nei sexi-shops, tra biancheria sadomaso, strane creme e i falli finti. Divertente ma imbarazzante: sapete... un genero non dovrebbe mai avventurarsi in questi confronti edipici.
AIR-FRANCE non è molto diversa dall'Alitalia: ritardi ed emergenze, gente che fa il chek-in e poi ti molla a metà della coda perché ha finito il turno. Un incubo. Però ci si consola
Ciao.
Claude.