| La mia porta è sempre aperta. Qui si vive, a parte un paio d'eccezioni, come si viveva cent'anni fa. Da una casa all’altra ci si chiama a voce, si entra dal vicino dicendo permesso?... tanto gli usci di casa danno sempre sulla cucina. Si va a chiedere una cipolla, il pangrattato, un limone (mi prendono in giro... che io ho la frutta firmata, tutta biologica e… quando mi viene restituita: “scusami tanto eh… il tuo limone era Dolce e Gabbana questo è da discount, non te ne avere a male...”) insomma, scambi cibari a volontà. Mohammed entra urlando un OH! e poi EH!!! AH! CHE VUOI TU OGGI? TU COME SORELLA EH? VENT'ANNI CHE CI CONOSCIAMO AH!!!! POI VADO VIA... IN MAROCCO PER UN ANNO... e giù pacche sulle spalle. Il cane abbaia, il fabbro fa un casino dell’ottanta, la Carla annaffia, Fabrizio fresa la terra, i piccoli sgommano con le bici sulla ghiaia, un babbo chiama, una mamma urla, quello bestemmia e quell'altro mi sgraffigna la legna ma poi mi porta le conchiglie che sa che mi piacciono e così si sistema la coscienza. Insomma, un bella orchestra di umori e rumori. Qualche anno fa una famiglia numerosa di Albanesi ha acquistato un grappolo di case nella parte nord dell’aia. I nonni non parlano italiano e siedono in terra, i grandi lo parlano alla loro maniera e siedono a chiacchiera fuori dalle case, i piccoli parlano un toscano perfetto e siedono quasi sempre alla mia tavola.
Eric è uno di questi bambini. E’ arrivato qui che aveva un anno e adesso ne ha cinque. E’ l’unico che mi suona il campanello prima di entrare! Sì, perché entra cinquanta volte al giorno quindi cinquanta scampanellate. Io lo adoro immensamente e lui adora me. Me ne sono accorta l’anno scorso quando è tornato dall’Albania e mi ha abbracciato così forte che poi sì è anche messo a piangere e io, se ci ripenso, mi metto a piangere pure adesso. Eric che piange è cosa rara. L’altra sera siamo andati insieme a camminare ed è stato eroico… ha parlato di tutto, mi ha nominato tutte le sue cugine, ha raccontato del maiale e dell’asino dell’Albania, della nonna Ani (?), dell’amico Bruna (?)… per cinque chilometri… alla fine era stanco morto e me lo sono portato sulle spalle. Anche perché aveva un chiodo piantato in una ciabatta (e che me lo dici adesso???????????????) che non siamo riusciti a togliere. Lui sulle spalle, e tutti i sassolini che aveva raccolto ed i fiori per la sua mamma in tasca. Mi ha anche invitato in Albania, aggiungendo: ma la mia casa è piena di gente... facciamo che io e te dormiamo in macchina? Ho la cucina piena zeppa di disegni suoi. Bellissimi!!!!!!!!!!!
|