La Zattera del Villaggio: forum arte scienza politica letteratura cultura piaceri  sport enogastronomia giochi

Ode al pisello, non scandalizzatevi

« Older   Newer »
  Share  
schmit
view post Posted on 4/11/2005, 16:06     +1   -1




Ode al pisello
***********
Oh che bello! ma che bello!
quell'immenso suo pisello!
C'era lui che la guardava
la' nel campo lavorava
una distesa di piselli
raccoglieva li granelli
Uno grosso come un coccio
capito' a lui gia' tosto
mentre a lei lui lo porgeva
le sfuggi' sulla baviera
e per prenderlo rapace
lei si fe' color di brace
oh! che bello,ma che bello!
quel bellissimo pisello...

letizia schmit

Quest'"Ode" mi è stata suggerita dopo aver letto di Micio Tempio "la monica arraggiata"
...pi ttia ci vurria
un battagghiu di campana
che la forma pigghieria
di una grossa minchia umana.


--------------------------------------------------------------------------------
scusate...ma stasera sono partita...

Domenico Tempio è da considerare il maggiore poeta riformatore siciliano, la cui voce si leva contemporaneamente a quella del Parini in Lombardia. Egli fu ammirato e lodato dai suoi contemporanei, ma dopo la morte la sua opera fu quasi dimenticata, tranne alcuni componimenti di carattere licenzioso che, pubblicati alla macchia, gli diedero ingiusta fama di poeta pornografico. Con la ripresa degli studi sul Settecento siciliano, dopo la seconda guerra mondiale, anche l'opera del Tempio è stata rivalutata e sottoposta a un serio esame critico. L'educazione del Tempio, come s'è visto, era fondata sulla base di uno schietto illuminismo con una forte componente classicistica. La sua lingua (tranne qualche rara eccezione) è quella siciliana, e conferma una lunga tradizione di autonomia linguistica e letteraria che, dal volgare siculo, si estende fin quasi ai nostri giorni. La poesia tempiana vuol essere libera, denuncia i vizi e le malvagità degli uomini, e addita nell'ignoranza la prima causa di ogni male (Odi supra l'ignuranza). La sua satira, spesso aspra e pungente, mira al rinnovamento morale della società e al riscatto degli uomini dalla miseria, ma i valori poetici emergono spesso al di sopra delle intenzioni. Così accade nelle favole, dove il ritratto si trasforma in paesaggio umano, e nei poemetti, dove l'episodio si apre alla contemplazione della natura. Nel poemetto La Maldicenza sconfitta difende la libertà della poesia e l'indipendenza del poeta; in Lu veru Piaciri combatte ogni falsità ed esalta l'operosità dell'uomo; nella Mbrugghereidi condanna le malefatte di un prete imbroglione; nel ricco canzoniere tende a smitizzare il quadro di una Sicilia arcadica e felice per avviare un lento ma sicuro processo verso il realismo, onde anche la malinconia diventa dolore della natura. I bozzetti drammatici (La scerra di li Numi, Lu cuntrastu mauru, La paci di Marcuni, Li Pauni e li Nuzzi) degradano l'Olimpo al livello delle spicciole miserie umane.
L'opera maggiore di Domenico Tempio é il poema La Caristia (in venti canti e in quartine di settenari), dove il poeta descrive i tumulti popolari cui diede luogo, a Catania, la carestia del 1797-98. Nella sommossa che divampa si aggirano, finalmente in funzione di protagonisti e non più di schiavi diseredati, le figure spettrali degli affamati. La Carestia, sopra il suo carro stridente, si aggira tra una folla di disperati famelici, che ondeggia e irrompe con furia irresistibile. I brani lirici si inseriscono nella tragedia come parentesi di pace e di abbandono, creando uno sfondo amoroso che è il mondo vagheggiato, ma non raggiunto, dal poeta. Ognuno di quei pezzenti rivoluzionari ha una sua triste storia da raccontare, ed è il complesso di tutte queste storie umane che determina l'unità e la genuinità del poema. Se Giovanni Meli è il maggiore rappresentante dell'Arcadia siciliana, Domenico Tempio è l'interprete più efficace di quei fermenti rinnovatori che erano penetrati ampiamente nell'Isola nel corso del sec. XVIII. L'impulso naturalistico impresso alla cultura siciliana dal Tempio tra Sette e Ottocento attenuerà le risonanze romantiche nella Sicilia greca e determinerà, sullo stesso piano morale e nello stesso ambiente catanese, la ripresa veristica di fine secolo.
L'edizione delle poesie tempiane fu pubblicata, vivente l'autore, a cura di Francesco Strano, col titolo Operi di Duminicu Tempiu catanisi (Stamparia di li Regj Studi, Catania, 1814 tomo I e II, 1815 tomo III). Il poema La Caristia fu pubblicato postumo, a cura di Vincenzo Percolla (1848-49). Altra edizione delle Poesie di Domenico Tempio poeta siciliano, con l'aggiunta di inediti, é quella del Giannotta in 4 volumi (1874). Le poesie licenziose furono raccolte da Raffaele Corso (1926). Un'ampia silloge è in Opere scelte, a cura di Carmelo Musumarra, con un saggio su Domenico Tempio e la poesia illuministica in Sicilia (1969); altra edizione, della Caristia e delle Favole. Odi. Epitalami. Ditirambi. Altro vino, a cura di Domenico Cicciò, é del 1968. Due ricchi volumi, con saggi introduttivi e commento di Vincenzo Di Maria e Santo Calì (Domenico Tempio e la poesia del piacere) contengono Lu veru piaciri e le poesie licenziose (1970).

Da:"La monica dispirata"
...pi ttia ci vurria
un battagghiu di campana
che la forma pigghiiria
d'una grossa minchia umana...



 
Top
view post Posted on 6/11/2005, 12:32     +1   -1
Avatar

Meglio perderlo.

Group:
Member
Posts:
40,189
Reputation:
+32

Status:


w00t.gif
 
Top
view post Posted on 11/11/2011, 21:00     +1   -1
Avatar

Meglio perderlo.

Group:
Member
Posts:
40,189
Reputation:
+32

Status:


I piselli si piantano in primavera.
 
Top
3 replies since 4/11/2005, 16:06   325 views
  Share