| e dei racconti, reali, che ne pensate?
(lo so che è scontata e sospetta la questione dei sedici/diciott'anni narrata nella storiella, ma è la verità! C'è anche un errore, scovatelo se vi va, ma non è importante)
Michela.
Piccoletta, magra e nervosa, nera e liscia di capelli e di pelo ma bianchissima di pelle, cioè sexy da morire. Mi girava intorno da un paio di anni, da quando ne aveva appena sedici. Io la lasciavo fare, mi divertiva e punzecchiava, irretiva, per poi scappare ridendo non appena facevo finta di volerla prendere. Ma ancora era troppo piccola, giocavo con lei, con delicatezza, e la lasciavo crescere. Due anni dopo pensò di essere pronta, evidentemente, e di sfidare l'uomo che ero. Appena fece i diciotto, una notte, ci ritrovammo tutti e due insonni all'interno delle nostre stanze, in una colonia per bambini e adolescenti dove io lavoravo, mentre lei era ospite con la sua famiglia. Da alcune settimane i suoi approcci e tentativi di seduzione si erano fatti sempre più insistenti, stava giocando col fuoco, e lo sapeva. Non era più vergine, ma mi confessò che non provò quasi niente, con un ragazzino, che evidentemente si afflosciò lì per lì.
Toc toc! Bussa alla mia porta, si affaccia e mi guarda sdraiato nella mia tana del lupo, il mio stanzone di uomo con odore di uomo e di vite passate. Il suo sguardo era nero, un doppio sguardo, dietro sapevamo benissimo tutti e due cosa c'era. Girai la testa e non mossi un dito, la salutai e basta, fumando una sigaretta e continuando ad ascoltare la mia musica per lei strana, era il mio periodo Aphex Twin e Massive Attack.
"Hai una sigaretta?" mi fa. "Certo, tieni. Non riesci a dormire? Prese la sigaretta che gli offrivo, accettò anche la fiamma del mio accendino e si sedette in fondo al letto dandosi arie da fumatrice incallita, soffiando via il fumo con forza. "No, che palle, guarda, non dovevo venirci qui, ma mia madre voleva che tenessi Simone, la strozzerei, perchè adesso è di nuovo incinta e non ce la fa!" A me non me ne sbatteva niente nè di Simone nè della madre, e se è per questo neanche a lei ma, tant'è, qualcosa bisogna pur dirla. La osservavo con calma, ormai era nella tana. Qualsiasi mossa sbagliata poteva però farla irrigidire, magari scappare, dovevo darle l'impressione che conduceva il gioco, che il lupo aveva dei denti molto morbidi e dolci. Lei guardava me, senza riuscire a mascherare fino in fondo la fame che provava. Fame di carne, certo, del mio corpo sul quale i suoi occhi andavano suo malgrado, sul petto, sui bicipiti, e alle volte, senza riuscire a impedirselo, più giù. Respirava velocemente, si succhiò la sigaretta in due minuti. La domanda era: a chi la prima mossa? In Sicilia dicono che l'uomo è cacciatore, ma che la donna è pescatrice. A diciott'anni o a quaranta, per loro è naturale lanciare esche, chi bene o chi goffamente, ma quello sono, e giusto un pollo può non accorgersene. Si stiracchia, nervosa, poi si passa una mano su di un fianco e fa "Dai, raccontami qualcosa, tu sei bravo a raccontare, sai tante cose! Uff, oggi ho un mal di reni..." Ecco l'esca, bene. "Mal di reni? Ti ci vorrebbe un massaggio. Te l'hanno mai fatto un vero massaggio?" "No mai, tu li sai fare?"
"Beh, si" feci io in maniera innocente e discorsiva "Se vuoi te ne faccio uno, ti và? E nel frattempo ti racconto qualcosa." Lei arrossisce, più di eccitazione che di imbarazzo. E' una ragazza, non dimentichiamolo, e è esplosiva, con poco controllo e poca malizia. Si alza in piedi, agitata, e dice "Si dai, che devo fare? Come devo mettermi? Mi sdraio...boh, però ho un pò di freddo, mi tengo il golf, e poi..." Io rimango calmissimo, abbasso un poco la musica e mi muovo lentamente. La preparazione deve essere lenta, nessun passo falso, nessuna fretta o goffaggine. "No no, il golf tienilo pure, ci riesco anche con quello addosso, tu devi solo sdraiarti a pancia in giù e rilassarti, dai." Lei mi guarda per qualche secondo, sta per mettersi nelle mie mani e il suo istinto di preda ancora le dice di scappare, ma io sono stato bene attento a non trasmetterle agitazione, il mio sguardo è amico, onesto, uno sguardo che dice "Ehi, che forte essere qui, andiamo proprio d'accordo, vero? Ma guarda che situazione piacevole e divertente!"
Si sdraia al posto mio, a pancia in giù.
Piano, le cavalco sopra, all'altezza del sedere, ma senza appoggiarmi, reggendomi sulle gambe che tengo ai lati dei suoi fianchi. Inizio a massaggiarla intorno alla nuca, lievemente. Lei è una molla in tensione, sospira fortemente, intanto io le parlo, le racconto qualche storia, intercalando informazioni su quello che sto facendo e chiedendole se va bene il mio massaggio. Con dolcezza, passo dalla nuca alle spalle, comincia a rilassarsi. Perchè, sia detto, i massaggi li so fare davvero e, cosa che non guasta, ho una voce profonda. Le mie mani scendono verso le scapole. Sono molto eccitato, mentalmente, la cosa è piacevolissima per me, ha una schiena dritta, delicata, è molto aggraziata. Ecco, comincia ad avere caldo. Sbuffa, io la lascio fare, finchè accade l'inevitabile, cioè decide di togliersi il golf. Dio, se è bella. Sotto ha una canottierina nera, sottile, e niente altro, così intravedo un seno piccolo e ben fatto. Si ridistende e riattacco il massaggio. Scendo ancora più giù, verso i suoi reni, e vedo che, quasi impercettibilmente, comincia a inarcarsi, a muovere i fianchi. Altro passo, prendo un cuscino e le dico che devo metterglielo sotto il bacino, per farmi lavorare meglio e far rilassare lei ancora di più. Fatto, ora il suo sedere è proteso un pò di più verso l'alto, roba da rimanerci secchi per l'eccitazione, ma io resisto, l'arte in sè è disciplina, e mi rilasso. Con le mani vado ormai sulla sua pelle nuda, e ogni tanto infilo le dita di qualche centimetro sotto il bordo dei suoi jeans, che ha ancora addosso. Momento delicato, ora, molto delicato. Deve toglierseli, ma la cosa può risultare complicata, fastidiosa. Ma si muove bene, e semplicemente slaccia da sè il bottone dei pantaloni e abbassa la zip, mentre io all'unisono, ma sempre, sempre molto lentamente, glieli abbasso un pò, come se fosse però diretta conseguenza del massaggio, cioè non spingendoli direttamente, ma accompagnandoli con le mani al termine del movimento sulla sua pelle. Ecco, ora i jeans rivelano metà del suo sedere, tondo da morire, con mutandine viola e semplici. Nel frattempo io mi sono levato la felpa, e sono sopra di lei in canottiera e calzoncini. Manca poco, ma sono i momenti più belli, da assaporare fino in fondo, niente di meglio al mondo. Comincia tutta una manovra di finti affondi, altri inaspettati, avvicinamenti che tentennano all'ultimo momento, sfioramenti che sfuggono, devo farla entrare in fibrillazione, morire di eccitazione. Ormai con le dita arrivo fin sotto le mutandine, e ogni volta lei inarca sempre più il bacino verso di me. I suoi jeans sono ormai del tutto giù, fino alle cosce. Mentre con una mano continuo il massaggio, con l'altra prima le sfilo una gamba dei jeans, poi cambio posizione e mano e le sfilo anche l'altra gamba. Ecco, perfetta, splendida, è un dono di Dio. Riattacco il massaggio e stavolta mi concentro sul suo piccolo sedere. Ho le mani forti, calde, le prendo le natiche e le faccio ruotare lentamente, passo i pollici sotto fino a sfiorarle il sesso, e faccio scorrere le mani anche sul davanti. Lei ogni volta alza sempre più il bacino. Le levo gli slip, è completamente fuori, persa, è sbocciata, si è letteralmente aperta come un fiore al sole. Infilo le mani sotto il suo corpo e la afferro dolcemente sopra le cosce, la tiro un pochetto verso di me, poi avvicino la mia bocca.
Edited by vitruvio1 - 18/7/2008, 21:15
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