...che poi a ben pensarci...
...prima superiore, primi mesi, quando ti guardi attorno come un pulcino bagnato e non sai con chi parlare o cosa puoi o non puoi fare (in assemblea rischiammo il linciaggio per aver fischiato un “compagno”)
..per me che venivo da una piccola scuola di un piccolissimo paese di campagna, già le dimensioni di una cittadina e di una scuola di 1500 persone, impressionavano non poco....
..ti guardi attorno e cerchi conforto, complicità, qualcuna di cui innamorarsi magari...
Lei la incrociai che scendeva le scale.....
primarola anche lei, ma di un'altra sezione e di un altro piano....i nostri sguardi cozzarono contro e fu amore a prima vista (per come si può amare a quella età e in quelle condizioni)
Gran fisico...viso dolcissimo...una cascata di riccioli neri che arrivavano fino a metà schiena...bella ...bella come poche, almeno per me.
Nei giorni a venire ci scoprimmo a sbirciarci uno con l'altra in giardino o negli androni della scuola..
.ci puntavamo....il nostro sguardo cercava quello dell'altro finché non si incrociavano...e lì, per una frazione di secondo, la fantasia volava altissima
..poi, come per pudore o per orgoglio, distoglievamo subito lo sguardo, lo mimetizzavamo guardando oltre o tutto intorno alla nostra preda.....durava poco ma era bellissimo...e di quei brevi attimi mi nutrivo per le ore o i giorni a seguire.
Cercavo l'occasione giusta, ma questa non veniva....come uno straniero in terra straniera...non avevo punti d'appoggio, conoscenze, occasioni per conoscerla...mi sentivo a disagio in quella scuola e di lei non sapevo nulla, nemmeno il nome.
Finché un giorno decisi di agire
Appena arrivato in giardino per la ricreazione, cercai la sua chioma fluente fra centinaia di altre figure, e quando incrociai il suo sguardo, partii alla carica........con passo deciso e senza toglierle gli occhi d'addosso attraversai in un baleno la distanza che ci separava....ad ogni metro che facevo il cuore batteva sempre più velocemente e il viso mi si avvampava......lei, che mi guardava con un misto di stupore e gioia (il luccichio degli occhi si vedeva a distanza) iniziò freneticamente a frugarsi in una tasca, estraendo un pacchetto di sigarette e portandosene una alla bocca....ma senza accenderla...li ferma e penzolante fra le sua labbra carnose e socchiuse....
...lei mi stava dando l'occasione di approcciarla...con la più banale delle scuse...ma l'unica, evidentemente, attuabile in una situazione di emergenza come quella....
...mi fermai a pochi centimetri dal suo viso ma sarei andato anche oltre..ero in
tranche agonistica completa....i nostri corpi quasi si sfioravano...raccolsi l'ultimo refolo di fiato che mi rimaneva in petto e le chiesi:
-
“Vuoi accenderla?”.....
-”si certo, ne vuoi una anche tu?” e mi crollo il mondo addosso
Di lei conoscevo tutto oramai...ogni piega del suo viso del suo corpo i suoi capelli, il vezzo che aveva di passarsi una mano sulla nuca per scompigliarli...le sue misure la marca dei suoi jeans preferiti delle sue sigarette...tutto avevo annotato nei miei pensieri in quei brevi attimi di complicità che ci eravamo concessi....tutto ma non la sua voce.
Avete presente la voce della jervolino?......beh in confronto quella della politica è il canto soave di un usignolo....
”si certo, ne vuoi una anche tu?”
...e il pelo delle braccia mi si rizzo talmente tanto da perforare la camicia......una voce talmente stridula da sembrare una sinfonia per unghie e lavagna.....un concerto per ferro e chiodo..un'apoteosi di cuscinetti e ruggine.....
Scossi la testa per rifiutare la sigaretta...incapace di proferire parola dallo choc....e mi allontanai da quel “rumore” ancora più velocemente di come mi ero avvicinato.
Nei giorni seguenti “bruciai” le lezioni senza averne un motivo se non quello di evitarla, e nei giorni a seguire rimasi sempre di spalle al suo “territorio” pur di non incrociare più il suo sguardo...
..e ancora oggi mi chiedo chi, oltre ad un sordo muto, abbia mai potuto scambiarci anche solo un ciao.
Edited by papubi - 19/3/2008, 18:44