Va detto anche che c'era un contesto in cui i figli (e il matrimonio!) erano considerati molto importanti: quello delle famiglie nobiliari nelle società fortemente strutturate in senso oligarchico.
Il fatto è che, queste "grandi famiglie" tendevano ad avere una fertilità minore di quelle delle caste inferiori. Data la mortalità altissima sia dei neonati e dei bambini che delle puerpere, le donne erano costrette a parti continui e ravvicinati, se si voleva avere la garanzia che almeno un erede sopravvivesse.
E molti, in particolare le donne che giungevano ad essere in possesso di una certa cultura, non ci mettevano abbastanza impegno.
Così si spiegano le leggi d'epoca Cesariana ed Augustea tese a penalizzare il celibato. Leggi infatti rivolte in particolare ai membri dell'aristocrazia patrizio-plebea dell'epoca.
Così si spiegano pure i sonetti shakesperiani, contenenti continue esortazioni, rivolte anche in questo caso ai nobili, affinché si sposassero ed avessero figli.
Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte
e scaveranno trincee profonde nel prato della tua bellezza,
l'uniforme altezzosa di giovinezza che ora tutti t'ammirano
sarà considerata un vestituccio d'assai scarso valore.
Se poi ti chiedessero dov'è finita la tua bellezza,
dove sono i tesori degli anni lussureggianti,
dire che sono nei tuoi occhi infossati
sarebbe una vergogna divorante, un vano vanto.
Un investimento ben migliore perla tua bellezza
sarebbe la risposta: «Questo mio figliolo
chiarirà il mio bilancio e scuserà la mia vecchiaia»,
dimostrando che la sua bellezza è erede della tua.
Sarebbe come tornar giovane quando sarai vecchio,
come sentire riscaldarsi il sangue che ti senti gelare.
William Shakespeare