Mio padre morì quasi giovane, o quasi vecchio, tra un anno avrò l'età in cui lui andò, e era abbastanza incasinato ma amava i libri, un po' per ambizione borghese un po' per verità. L'unica cosa che ho ereditato da lui fu la collana dei Nobel Utet che mi sono trascinato nelle sacche per l'Italia, da Milano a Palermo, gli piaceva particolarmente Quasimodo, sottolineò più di altri con la matita alcuni suoi passi.
Una collana che, decimata, ho lasciato in Romagna a un caro amico polacco e una cara amica romagnola, gente rara e in gamba con cui però non mi sento più, perché la distanza non può essere coperta, alla lunga, con messaggi e telefonate.
Una collana di libri che mi iniziò alla vera lettura, anche se, sempre di mio padre, lessi ragazzino i Mondadori western, qualche giallo e qualche Urania.
Certo Truman Capote me lo consigliò mia madre, insieme a Amado, le donne amano Amado.
Ma quei libri lì, la collana dei Nobel Utet, piccoli, compatti, perfetti, tradotti da Dio e coi ritratti degli autori e delle autrici in china protetti da carta velina, erano così belli... e felici di viaggiare su treni e navi e aerei e come capitò... e due lasciati in una città, uno in un'altra, e così via e dunque siamo in due, anzi in 78, a ringraziare mio padre.
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