L'illuminazione, sostiene Tolle, č il perfetto radicarsi nel momento presente, ma il momento presente moderno č polverizzato in infiniti momenti e, cosė, noi siamo polverizzati.
E pure dandoci un sacco di arie di sapienza.
Il mito della caverna di Platone č uno dei fondamenti dell'occidente, e mi sa che anche i greci si davano un sacco di arie.
Esistono delle caverne della preistoria con dei disegni fatti dall'umano.
Per 5000 anni.
Dunque in quelle stesse caverne l'umano tutto quel tempo la sera accendeva un fuoco, il buio premeva appena oltre la luce aprendosi poi verso il cosmo e lui stava lė nel silenzio, ogni tanto facendo un disegno che magari tre secoli dopo un altro avrebbe imitato mettendoci del suo, osservato con lo stesso silenzio sette secoli dopo da un discendente, e via cosė.
Tutto quel tempo, 5000 anni, lo stesso umano in quelle stesse caverne dā il capogiro ma anche una sorta di invidia, e forse sollievo.
Se anche andasse tutto storto e, come si predisse, torneremo alle clave quindi alle caverne, potrebbe non essere cosė male. Oggi noi viviamo un secolo e pių, ma siamo cosė sicuri che cento giorni di movida o turismo e shopping e serial valgano pių di un giorno in quelle caverne?
Chi puō vantare oggi di avere lo stesso lungo respiro millenario di quei cavernicoli, la stessa filosofica e serena animalitā spirituale?
Ma capisco i greci col loro snobismo verso i cavernicoli, le cose erano diverse anche se loro si davano arie di sapienti moderni.
Anni fa mi trovai seduto su delle rocce in Sardegna, pomeriggio perfetto, non un anima in vista, silenzio e sole assoluti e mare brillante e fermo. Mi aspettavo con meraviglia di vedere, lontano sulla linea del mare, sbucare un τριήρης, un trireme greco.
L'incontro con gli altri umani aveva un senso diverso, leggendario e mitologico non fosse altro che perché non li avevi sempre in mezzo ai piedi.
Potevi respirare dentro una caverna e fuori, sognando disegni e poemi sulle rocce.
https://youtu.be/tau_OhqPjQAEdited by Vėt - 28/9/2022, 08:06