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Lei conosce l'inglese?

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view post Posted on 12/12/2012, 12:13     +1   -1
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Nelle parole straniere, per lo più inglesi, che hanno invaso la nostra lingua ce n'è una che impazza alla grande negli ultimi tempi. Endorsment. Parola che ha vari significati, ma che viene usata per esprimere una particolare approvazione per una persona. E i nostri commentatori politici se ne sono impossessati.
Ma pare che non riusciamo a fare a meno dell'uso di termini inglesi nella nostra vita quotidiana.
Anche a costo di scadere nel ridicolo, come avviene spesso, ad esempio, nell'informatica.
Chi sa con precisione cos'è un server o cosa significa client? Eppure ce li ammanniscono in continuazione. Passi per l'hard disk, il floppy, il mouse. Ma poi abbiamo la cache, hardware e software, il bluetooth, il firewall, il firewire, l'airport, il modem, il framework. E chi sa cos'è il firmware? Tutti usiamo il wireless, il monitor e non possiamo fare a meno di più device. Voi quante device avete collegate in wireless al vostro personal computer?
E ormai sono nel linguaggio comune baby sitter, la spending review, il cast di un film, le slide, lo slogan, lo sponsor, il fax, lo start-up, la star, la perfomance, la lobby, il black out, lo smog, il week end, il surf ed il windsurf, la boxe, il football, il volley ed il basket, il best seller, l'hobby e lo skipper, e poi trust, antitrust, default, exit poll, management, mission, welfare, vision, austerity, fiscal compact, spread. Chi non ha mai pronunciato boomerang, bazooka, bungalow.
Chi non scrive un post, una e-mail o un thread?
E ci avviamo a sentire spesso nei prossimi giorni parale di election day, bipartizan, appeasement, devolution. Oppure vogliamo parlare di bond, downgrade, outlook, rating, swap, cash flow, dumping, green tax, haircut, stress, test e stress test.
Le bluechip, la mailbox ed il juke-box, il web, la chat, l'home page, l'hinterland, l'hotel, il workshop e via a più non posso.
Eccheppalle.
E se tornassimo a parlare italiano?
 
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lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 12/12/2012, 13:27     +1   -1




Oh, io lo faccio spesso. Fino a sfiorare il ridicolo, a volte. Tuttavia alcuni termini non sono aggirabili: come vuoi tradurre bluetooth? Credo che non ci siano riusciti neppure i francesi... anche se si potrebbe benissimo chiamarlo "dente blu", visto che questo è il significato voluto da chi l'ha inventato. Ma poi come lo spieghi ai consumatori? Gli raccont la storia di Harald I?
 
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view post Posted on 12/12/2012, 13:35     +1   -1
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E che bisogno c'è di tradurlo? Lo chiami con un nome di fantasia. Tanto anche bluetoooth è di fantasia. Ti ricordi il sarchiapone?
 
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lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 12/12/2012, 13:59     +1   -1




No, no, "dente blu" è esistito davvero. Era Harald Blåtand (Denteblu, appunto) Gormsen, Re di Danimarca e di Norvegia. E di un pezzo di Svezia: non dimenticare che il BLuetooth l'ha inventato Ericsson.
 
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Sisè
view post Posted on 12/12/2012, 15:56     +1   -1




Una parola straniera che mi piace moltissimo è souplesse, sentita nominare da Pertini in un'intervista*. Ma è francese, non inglese... può andare bene uguale? Altre parole francesi usate comunemente nella lingua italiana, dessert, deja vu, mise, silhouette, souffle (ho intenzionalmente omesso gli accenti, che non conosco assolutamente). Queste, quelle che mi vengono in mente or ora. Ma ho l'impressione che ce ne siano molte di più, che usiamo molto frequentemente e che adesso non mi vengono in mente.

E tra le parole inglesi, scusi eh gianco, mi scrive tutto quel popò di roba e si dimentica il superinflazionato okay???? Ma... è inglese okay? Azz, va a finire che non è inglese e ha ragione lei.

Aggiungo sketch, gag, avatar, desktop, meeting, low cost, show...

*più che sentita, letta: www.storiaestorici.it/index.asp?art=202

Edited by Sisè - 12/12/2012, 20:24
 
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view post Posted on 12/12/2012, 16:27     +1   -1
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Okay, comunemente abbreviato in OK ha un'origine sconosciuta.

Cito da Wikipedia

La prima apparizione certa dell'acronimo, nella forma "o.k.", risale al 23 marzo 1839 nel "Boston Morning Post".
A dispetto della sua diffusione universale, non vi è la benché minima concordanza sulla possibile origine della locuzione. Ecco alcune delle ipotesi più comuni:
- in Russia e nei Paesi dell'ex Unione Sovietica è forte la convinzione che derivi da "очень хорошо" (trascrizione fonetica: "ochenʹ korosho"): il grido che solevano urlare gli scaricatori del porto russo di Odessa agli equipaggi delle navi di tutto il mondo per indicare "Tutto bene" (tutto il carico è stato stivato/scaricato perfettamente). L'uso del termine O.K., iniziali della trascrizione fonetica, si sarebbe così diffuso "via mare" anche al mondo occidentale.
- potrebbe derivare dal latino "hoc est" ovvero "è così", molto usato come assenso nell'impero romano.
- potrebbe derivare dalla lingua dei Choctaw, una popolazione nativa americana, dove figurava la parola "okeh" con la stessa pronuncia e lo stesso significato
- potrebbe derivare dalla lingua Sioux, una popolazione nativa americana, (la tribù di Toro Seduto, Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo) dove la parola Hoka Hey (pronunciato Hokehey) significava "va bene", "Si può fare".. reso - famoso dalla frase "hoka hey, oggi è un bel giorno per morire" come grido di guerra.
- secondo un'altra opinione, starebbe per "Oll Korrect", cioè "all correct" scritto deliberatamente in modo sbagliato per enfatizzarne il significato.
- in lingua Bantu "uou-key" (trascrizione fonetica) sta per "certamente sì": l'espressione potrebbe così essere filtrata dalla lingua degli schiavi africani nell'uso americano.
- prima delle elezioni presidenziali del 1840 a New York venne fondato l'O.K. Club, un circolo di sostenitori del presidente democratico Martin Van Buren, il cui nome alludeva a "Old Kinderhook", nomignolo del presidente dal suo luogo di nascita, Kinderhook, New York
- durante la Guerra di secessione americana, nei bollettini dal fronte, sarebbe stata usata l'abbreviazione 0K, cioè "zero (che si può anche pronunciare " 'o ") killed", "zero uccisi"; si noti come la prima apparizione documentata (vedi sopra) risalga in verità a più di vent'anni prima dell'inizio della guerra
- altri sostengono che possa derivare dal greco Ola Kalà (tutto bene)
- un'altra teoria lo ricollega al termine dell'antico provenzale "oc", che significa "si"
- non ultima l'ipotesi più plausibile, la derivazione dalla frase gaelica "och, aye", "oh si", che testimonierebbe anche la sua diffusione negli USA ad opera degli immigrati irlandesi.
- innumerevoli sono le teorie che riconducono la locuzione all'acronimo di un nome proprio, solitamente di una persona preposta al controllo di prodotti, trattative, contratti, elenchi o simili. Tra queste figura la storia di Otis Kendall, che agli inizi del XIX secolo lavorava al porto di New York. Il suo lavoro consisteva nel controllare le merci in carico e scarico, ed era solito apportare le iniziali del suo nome "O.K." sulle casse vidimate. OK per antonomasia.


Io ho messo quelle che mi ricordavo di getto.
Però potrebbe essere un gioco scrivere tutte le parole straniere che ricordate nell'uso comune.
 
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Sisè
view post Posted on 12/12/2012, 16:40     +1   -1




caspita... in tutte quelle lingue c'è una parola o un paio di parole così simili tra loro per suono e significato.....
 
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PaolaMente
view post Posted on 8/2/2013, 10:16     +1   -1




da profonda amante della lingua italiana sono d'accordo nel non utilizzare in maniera forzata termini inglesi, però è vero che in alcuni casi semplificano la comunicazione
il modem come dovremmo chiamarlo? modulatore di linea? (ops, non so nemmeno se sia una corretta traduzione, ma avete capito, no?)
bisogna imparare a utilizzare i termini inglesi in maniera intelligente, non come ho sentito da certi idioti in tv che per consigliare di vestirsi di bianco dicono "DRESS TOTAL WHITE" ... questa è una cosa davvero stupida!
 
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LizaPop
view post Posted on 29/10/2013, 14:05     +1   -1




Come dicevo da qualche parte, mi sono messa a frequentare un corso di rispolvero di lingua inglese.
Questo perché tutte le volte che arriva mia sorella con il rispettivo fidanzato portoghese, noi tutti siamo costretti a comunicare in inglese, ché il portoghese mica lo si capisce così facilmente, eh?
'nsomma, due volte alla settimana, un'ora e mezza, sono lì a tentennare in questa linguaccia onnipresente, che ci ossessiona per gran parte della giornata.
E non siamo gli unici ad essere ossessivamente anglofoni, eh? Consoliamoci.

I Giappi, ad esempio, hanno tantiiiiiisssssiiiimi termini in inglese all'interno della loro quotidiana comunicazione. Che poi lo pronuncino in maniera assolutamente incomprensibile, questo è un altro conto.
In pratica non capisco perché abbiano adottato così gran parte dei termini anglossassoni, forse che la loro lingua non comprendesse determinati concetti?
Non lo so.

Il nostro insegnante è un ragazzotto tipicamente inglese, caruccio, pure, pare la brutta copia di, o come cacchio si chiamava....Quello dei Nirvana, Kurt Cobain...Ma si ora che ci penso ci assomiglia parecchio.
Mi fa morire dal ridere perché il suo italiano, pur essendo ottimo (se paragonato al mio inglese, poi, una chicca) è comunque abbastanza balbettante, balbettante lui, balbettanti noi, ogni tanto si creano delle situazioni comiche da scompiscio.
Mi salva una buona pronuncia che fa sì che mi lanci in discorsi infarciti di strafalcioni assurdi che hanno però la prerogativa di salvarmi in ogni situazione.
Vedremo, per ora Full Immersion, coadiuvata anche da app su Iphone e conversazioni costanti

Se alla fine diventerrò un'ottima inglese/colloquiante, vi fo' un fischio.
 
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view post Posted on 13/8/2021, 21:52     +1   -1
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Meglio perderlo.

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C'è qualcuno che sa cosa vuol dire " flat tax" ?
 
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