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Racconti trash, L'apro io

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nanni
view post Posted on 24/5/2010, 04:24     +1   -1




Ho un racconto trash, ma molto trash (pure troppo). Colpa di Zazie che mi ha svegliato alle quattro e mezzo portandomi un topo vivo e squittente in camera da letto.

Ma non era quella che se li sgranocchiava di fuori? Evidentemente stamattina non aveva fame.

Lo pubblico qui oppure dagli undicioni per guastargli la giornata? Ditemi.
 
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nanni
view post Posted on 24/5/2010, 05:24     +1   -1




Vabbeh... Eccolo.


Il travestito non era granché, aveva le labbra deformate da ripetute iniezioni di silicone mal riuscite. Sembravano una ventosa o la bocca estensibile di certi orribili pesci abissali. Non importava: a lui i travestiti non piacevano,aveva sempre peferito le classiche puttane, questo lo aveva scelto un poì a caso, sul rondò non troppo distante da casa sua.
L’importante è che aveva una battuta di dire che l’ossessionava. Doveva dirla, doveva dirla a qualsiasi costo.
Le ordinò di togliersi i pantaloncini attillati, indicando il pacco che li rigonfiava oscenamente. Il tizio non collaborava, bamboleggiava, prendeva tempo, si guardava intorno. Fuori pioveva e forse voleva approfittare di quei pochi momenti al coperto che lo aspettavano. Non doveva essere molti a portarselo -portarsela proprio non gli veniva- a casa.
“Insomma -gli chiese, indicando col dito, alla fine- Cos’hai là?
“Ma la mia topina!
Finalmente l’aveva detto. Non aspettava altro..
“No, tu non ce l’hai la topina. Ce l’ho io la topina.
Il travestito rise, una risata che voleva essere sexy ma assomigliava al suono di un lavandino che si sgorga.
“Ma sei matto? Come fai ad avercela?
“Eccola la mia topina! –Esclamò lui trionfante. Ed aprì un cassetto del comodino. Una femmina di ratto di almeno un chilo sporse la testa dai baffi frementi. Squittì.
L’altro cacciò un urlo spaventoso, che toccò tutti i gradi della scala tonale accessibile agli esseri umani e qualcuno di più. Cercò di fuggire, ma i pantaloncini che si era appena sbottonati gli scesero lungo le gambe impaniandolo. Se ne liberò con un calcio ed uscì dalla porta, nudo a metà, continuando a gridare.
Si sentì il suo urlo allontanarsi progressivamente, amplificato dalla particolare acustica delle scale e dell’androne. Lui rideva, rideva, rideva.
Probabilmente si era sputtanato per sempre di fronte all’intero vicinato, ma non importava: aveva detto la sua battuta, si era liberato.
Chissà quanto ne avrebbero riso, gli amici, la sera.


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Che così me ne vado a dormire.
 
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view post Posted on 24/5/2010, 09:03     +1   -1
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Vero. Parecchio trash.
 
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LizaPop
view post Posted on 24/5/2010, 09:43     +1   -1




ahhh lo avesse fatto anche Marazzo sto scherzino :(
 
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view post Posted on 24/5/2010, 09:46     +1   -1
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Ecco... va a finire sempre in politica... <_<
 
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kissene
view post Posted on 24/5/2010, 15:09     +1   -1




Uauauauaauaa!!!
Tra poco tocca a me
 
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view post Posted on 24/5/2010, 15:56     +1   -1
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L'uomo con le mutande marroni

Da quando, una volta rimasto solo, era finita la carta igienica, non l'aveva più comprata.
Aveva infatti notato che, una volta disseccatisi, i residui delle deiezioni solide rimasti attaccati alla pelle e ai peli del deretano, tendevano a sbriciolarsi senza problemi.
E sebbene non fossero comunissime, non era nemmeno impossibile procurarsi mutande di color marrone scuro, più adatte delle bianche al periodo "intermedio", in attesa dell'essicazione; anche perché, naturalmente, non le lavava mai, limitandosi a scuoterle all'aria per eliminare la polvere disseccata.
Un giorno in cui, mantenendosi sopravvento, le stava energicamente scuotendo, si accorse di uno strano animaletto marrone che si teneva abbarbicato alle cuciture interne: era una specie di verme con una grande bocca tonda costellata di piccoli dentini aguzzi.
Continuando ad osservarlo, l'uomo si accorse che stava cibandosi degli strati inferiori, ancor non completamente essiccati, che ricoprivano la mutanda.
Ma ad un tratto, dall'estremità posteriore, lo vide emettere un sottile filo marrone che si depositò nella mutanda.
- Che schifo! - urlò l'uomo - sta cagandomi nelle mutande!
Quindi lo schiacciò ben bene nello stesso indumento, se lo rimise e pensò: "Chissà quanto ci metterà a seccarsi?".
 
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Sise
view post Posted on 24/5/2010, 16:10     +1   -1




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view post Posted on 24/5/2010, 16:15     +1   -1
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Un Ghigno per tutte le stagioni

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Il pasto

Era rimasto intrappolato sottoterra a causa di una frana.
I soccorsi stavano arrivando, ma non così in fretta quanto sarebbe stato necessario.
L'umidità scorreva lungo le pareti di roccia e formava delle piccole pozze: di sete non sarebbe morto.
Ma la fame cominciava a farsi sentire... aveva poco spazio per muoversi e pochi pensieri se non "Fate presto! Fate presto!" rivolto verso lo scavare che sentiva lontano e "Che fame" Che fame!" urlato in coro da lui e dal suo stomaco vuoto.
C'erano degli insetti che si affettavano qua e là attorno a lui.
Erano grassottelli e lucidi.
Pensò a un documentario che aveva visto in cui popoli lontani si cibavano di insetti preparati in vario modo e li consideravano una preibatezza... ma quelli che vedeva nella debolissima luce che filtrava da chissà dove erano crudi, anzi: vivi.
Ricordò una sera al bar con gli amici.
Si cazzeggiava e a un certo punto qualcuno lanciò la domanda "Ma voi, per quanto mangereste un bacherozzo?".
Migliaia, decine di migliaia, centianaia di migliaia di euro, furono le risposte arrivate da parte di tutti.
Ma avevano cenato da un paio d'ore e non avevano davvero fame da tutta una vita.
"Centomila, duecentomila euro!" aveva risposto lui.
Ma poi si era cacciato in quella maledetta grotta e tutto gli era franato attorno e i soccorsi erano ancora un ovattato lontano rumore.
Passarono ancora delle ore, poi un giorno intero.
Lui in attesa e i bacherozzi grassi e lustri che gli correvano attorno.
Passò ancora una notte.
Poi iniziò il pasto.
Gratis.
 
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kissene
view post Posted on 24/5/2010, 16:24     +1   +1   -1




L'allegra psoriasi di Lucio

Lucio soffriva di psoriasi, poverino.
Ne era assediato, la pelle gli si squamava continuamente in farinose placche bianche sul collo, sulla parte esterna dei gomiti, sulla punta delle dita.
Dovunque passava, lasciava una sorta di polverina bianca.
Essendo una malattia con grande componente psicosomatica, gli amici cercavano sempre di stare con lui in allegria , di divertirlo e, soprattutto, di farlo sentire ben accetto nel loro gruppo.
Fu così che accolsero con entusiasmo il suo invito a cena.
"Andiamo tutti a mangiare da Lucio!"

Appena arrivati, un Lucio trionfante e felice di avere tanta compagnia annunciò: "Per voi, stasera, fettuccine fatte in casa!"
 
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LizaPop
view post Posted on 24/5/2010, 16:25     +1   -1




:o: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick: :sick:
 
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nanni
view post Posted on 24/5/2010, 16:25     +1   -1




Eh Eh... Che schifo... Ottimi, davvero. Anche se dopo aver visto gli spiedini di cimicioni che vendevano in un mercato in Laos non è che mi lasci impressionare più di tanto. (Ps: non li ho mangiati)

Come si fa a distinguere il davanti ed il didietro delle mutande?
Semplice: davanti sono gialle, dietro marroni.
 
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kissene
view post Posted on 24/5/2010, 16:28     +1   -1




Vedo che del trash siamo tutti padreterni, eh eh
 
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LizaPop
view post Posted on 24/5/2010, 16:40     +1   +1   -1




Era così esile, e bianca quasi diafana.
Parlava sotto voce, camminava con passo felpato.
I lunghi capelli neri, le coprivano il volto, nascondendone i lineamenti.


Ti accorgevi appena della sua presenza, se non fosse stato per un particolare
che saltava agli occhi, no, meglio, al naso: puzzava.

Puzzava in maniera orribile.

L'ascella perennemente pezzata spiccava su tutti gli abiti che indossava.
Ne indossava ben pochi, non li cambiava tanto spesso.

Il puzzo lo si avvertiva già di lontano, un misto di cipolla e pipì di gatto, acre
pungente, selettivo, si faceva strada tra mille altri odori, era lui, il vincente.


Alonava la sua presenza e non potevi fare a meno di storcere la bocca
in un moto di disgusto, tanta era la sua potenza.
Ti avvolgeva, ti stordiva, avresti voluto scappare per trovare riparo, ma ti spiaceva e cercavi sempre di
far finta di niente, scostandoti solo un pochino.


Lei, forse, si accorgeva di questo impercettibile moto di distacco, e si rinchiudeva sempre più nelle spalle.

Ma, nel tempo, nulla cambiava.





 
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26 replies since 24/5/2010, 04:24   905 views
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