CITAZIONE (SISEDANO @ 17/4/2010, 11:51)
Vorrei tornare a Istambul... ci sono stata solo in sogno tanto tempo fa.
Il sogno era amibientato in straducole affollate. Poi c'erano botteghe e miriadi di colori. E facce istambulesi (si dice istambulesi?), senza dubbio. Io camminavo da sola e stavo da dio.
Era Istambul, perché sapevo con certezza assoluta che girando a sinistra avrei finalmente visto Santa Sofia.
(IMG:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/t...x-Aya_sofia.jpg)
Quando i forestieri, arrivando a Istanbul, chiedevano ai locali (di lingua greca) "Dove ci troviamo?" i Greci burloni rispondevano "In città!" (in greco, εἰς τὴν Πόλιν, da leggersi con la pronuncia "istinˈbolin".
Quindi Istanbul e non Istambul con la emme che ci mettono i sisedani.
Per punizione ripetere cento volte:
Se l'arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi arcivescoviscostantinopolizzereste voi?(IMG:www.pcosta.net/ima/AyaS.jpg)
Sorretta dalle colonne in porfido che appartenevano al Tempio del Sole innalzato da Aureliano a Baalbek, sulla volta di una semicupola della Divina Sophia brillano, alla luce del flash, tessere d'oro e cristallo che riportano alla simbologia cristiana delle origini. Il monogramma di Cristo, pesci, croci; ma anche svastiche,
nefer, fiori di loto, simboli meno cristiani, adornano i mosaici salvatisi dai colpi di scimitarra dei giannizzeri - che ne scambiarono le tessere per pietre preziose - solo perché infissi nella cupola più alta del mondo, costruita con pietra pomice e mattoni di Rodi, per renderne più leggero il peso.
Come un colossale sepolcro, essa vive ora la sua terza vita in forma di museo, dopo essere stata basilica e poi moschea: chi vi entra è assalito dal peso dei secoli e delle religioni che ne permeano ancora ogni centimetro quadrato; se ne esce con il rimpianto di doverne abbandonare la spettacolare visione ma anche con un certo sollievo, come se davvero ci si allontanasse da un luogo proibito e non adatto a occhi di semplici mortali.