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Un po' di Storia dell'omosessualita'., dal mondo greco ai giorni nostri

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schmit
view post Posted on 19/1/2006, 12:11     +1   -1




L'OMOSESSUALITA' MASCHILE (dal web)

È opinione comune che nella Grecia antica l'omosessualità, da intendersi come rapporto tra due soggetti adulti dello stesso sesso, fosse una pratica diffusa. In realtà, la relazione sessuale tra due adulti non era ammessa, e non si trattava di semplici legami sessuali, ma di relazioni pederastiche. In epoca classica, quando la filosofia, la poesia, la musica e l'atletica sono in continua evoluzione, gli uomini diventano sempre più raffinati, sia fisicamente sia mentalmente, mentre le donne rimangono escluse da tutto questo. Il risultato fu che gli uomini non avevano argomenti di discussioni con le proprie mogli, le quali, essendo sempre confinate all'interno delle mura domestiche, non potevano sviluppare alcun interesse spirituale o avere cura del proprio corpo, in quanto non avevano accesso all'atletica. Perciò i Greci, che erano sempre stati amanti della bellezza, non ebbero altra scelta che rivolgersi all'armonia del corpo maschile, ben allenato, ed al suo colto spirito. Le due cose andavano insieme, come attesta la massima: "sano nel corpo, sano nella mente". Il corpo veniva allenato nelle palestre, e la mente nelle scuole, che fornivano una preparazione culturale rudimentale, come insegnare a leggere ed a scrivere, l'aritmetica e la musica. Al giovane mancava dunque l'insegnamento dei meccanismi della vita sociale, le funzioni dello stato, la virtù, il senso morale, ma anche una preparazione alle insidie e ai pericoli della vita.

Edited by schmit - 19/1/2006, 12:04



IL FANCIULLO

L'istituzione educativa della pederastia entra in gioco proprio in questo momento: il giovane èfebos sente il bisogno di avere accanto a sé, oltre al suo allenatore ed al suo insegnante, una guida spirituale, che gli potesse rivelare i "segreti della vita". Poiché il padre, quasi sempre assente, e la madre, troppo incolta, non potevano assolvere tale compito, il giovane si affidava ad un adulto colto, che aveva l'incarico di trasmettere la sua conoscenza ed esperienza all'adolescente e di aiutarlo a diventare un cittadino responsabile. In cambio, l'adulto godeva della bellezza, della forza e del vigore del giovane. Era dunque uno scambio biunivoco creato a beneficio di entrambi.

Essendo dunque un'istituzione di alti e nobili ideali, la pederastia non deve essere identificata con l'omosessualità. Essa seguiva una serie concreta di regole: l'adulto era chiamato erastès (colui che ama), e il giovane eròmenos (l'amato). L'amato doveva avere tra i 12 e i 18 anni; la relazione con un ragazzo di età inferiore, era inconcepibile, poiché era a 12 anni che i ragazzi entravano nella pubertà, età in cui iniziava a formarsi la personalità e i giovani avevano bisogno di un istruttore. D'altra parte era disapprovata la continuazione di questa relazione dopo i 18 anni. L'erastès doveva avere dai vent'anni in su, dunque era egli stesso passato attraverso la condizione di eròmenos ed aveva acquisito a sua volta un'adeguata cultura ed esperienza sociale che poteva a sua volta trasmettere.

La vita sessuale dei giovani efebi inizia a svilupparsi nei gymnasia e nelle paelaestre, dove si allenano sotto la guida del paedotrìbes (allenatore) e dove hanno occasione di conoscere gli uomini adulti, che potevano guardarli mentre si allenavano nudi, ammirare i loro corpi armoniosi, ma anche le loro abilità e prestazioni. L'aspirante erastès avvicinava il ragazzo oggetto della sua ammirazione e cercava di ingraziarselo facendogli vari regali, che avevano carattere simbolico, (come la corona di fiori che era simbolo del valore e della virtù) o educativo (come il gallo, simbolo di potere e virilità, insegnava al giovane lo spirito battagliero e l'aggressività). Un regalo che era anche un’attestazione di ammirazione, era un vaso con il nome del giovane seguito dalla parola kalòs (bello). In questo modo l’erastès esprimeva la sua ammirazione e preferenza con regali, mentre l’eròmenos, in base alle regole non scritte della pederastia, non doveva esprimersi, ma solamente nutrire un affetto amichevole e stima per l’erastès; l’attrazione era in effetti univoca.

Ma sebbene tendenzialmente unilaterale e fondata sulla seduzione, la relazione omosessuale che si istituisce nell’ambito ginnico non è a senso unico. Se l’uomo adulto è attratto dalla bellezza dell’adolescente ed esprime il suo amore per lui, esiste però anche l’attaccamento dell’eròmenos al suo erastès. Adolescente amato per la sua bellezza, l’eròmenos ama a sua volta il suo erastès per la virtù propria dell’uomo adulto: l’andreìa. Nel Simposio Platone mostra Alcibiade nel fiore della bellezza, che tenta di attirare l’attenzione di Socrate per profittare del suo insegnamento; è dunque l’efebo a far leva sulle sue attrattive e ad esercitare la seduzione su colui che vorrebbe divenisse il suo amante; e ciò, prima nell’ambito del ginnasio e poi del banchetto, che in Grecia rappresenta la seconda occasione per l’intreccio della relazione amorosa tra amante ed amato. La relazione amorosa tende dunque a tessere un legame tra maestro e discepolo, venendo a coincidere con la relazione pedagogica in quanto la potenza dell’èros che emana dall’amato colpisce l’amante che ne è stimolato sul piano morale.

Il fatto che la relazione pederastica fosse basata per principio sulla diseguaglianza, ossia quella tra un adulto colto e un giovane inesperto, spiega come la loro relazione non potesse continuare una volta che l’eròmenos avesse raggiunto la maturità all’età di 18 anni, in quanto veniva meno l’elemento di diseguaglianza, e di conseguenza lo scopo educativo. Per tutta la durata della relazione l’erastès insegnava all’eròmenos modi di comportamento, regole di educazione, valori morali, disciplina, ma anche gli elementi della vita sociale, della legislazione e di politica estera della città; inoltre lo introduceva nel mondo dell’Arte e del Teatro, cose che non venivano insegnate nelle scuole ma che erano comunque essenziali per il giovane che volesse diventare un cittadino con capacità di giudizio, senso morale e virtù.

Principalmente dunque la relazione pederastica era basata su alti principi, mentre l’aspetto sessuale restava subordinato ed includeva solo alcune discrete espressioni di passione da parte dell’erastès. Infatti un elemento di fondamentale importanza era la non partecipazione del giovane all’atto sessuale; se un giovane godeva dell’atto sessuale, era considerato un omosessuale prostituto e subiva la generale disapprovazione. Infatti i rapporti che assumevano la forma di prostituzione venivano repressi e severamente puniti dalla legge. Se era dimostrato che un uomo si era prostituito per denaro, da ragazzo o in qualunque altro periodo successivo, egli perdeva per sempre i diritti di cittadino, né più né meno di uno che non fosse in grado di rimborsare allo stato un debito. Il prostituto si era deliberatamente posto sullo stesso piano delle prostitute (pòrne), che non avevano neppure la qualifica di cittadine. Era comunque difficile per un ragazzo di cui si sapesse che aveva ceduto al suo amante, confutare l’accusa di prostituzione che gli fosse rivolta da una persona ostile; quando non si poteva fondatamente sostenere che ci fosse stata prostituzione, il ragazzo non veniva punito né, ovviamente, si puniva un ragazzo che apertamente si facesse propaganda come prostituto che non avesse la qualifica di cittadino.

Cronologicamente la pederastia è circoscritta tra il VI ed il IV secolo a.C. e tra i membri delle classi superiori. Infatti poiché il ruolo della pederastia era educativo, le classi più basse dei contadini, dei lavoratori manuali, dei metoikoi e degli schiavi, erano escluse per mancanza della condizione culturale e morale. I metoikoi e gli schiavi in particolare, non possedevano nemmeno i diritti politici e di conseguenza mancavano della condizione civile richiesta per il proposito educativo della pederastia, che richiedeva anche tempo e denaro: infatti l’erastès doveva trascorrere un bel po’ di tempo nelle palaestrae e nei gymnasia, il che significa che doveva aver risolto i suoi problemi finanziari ed avere abbastanza tempo libero. Inoltre doveva anche spendere una consistente quantità di denaro in regali per potersi ingraziare il ragazzo, ma anche per trattenerlo a sé, in quanto doveva affrontare la competizione degli altri. Dispendiosa dunque in termini economici e di tempo la pederastia escludeva di fatto le classi inferiori. Comunque, nonostante l’omosessualità fosse semplicemente tollerata, non era molto diffusa né costituiva un valore della cultura greca.






POESIE D'AMORE OMOSESSUALE

Esempi di amore pederastico si rilevano da alcuni frammenti di diversi lirici, come Anacreonte, che celebra il suo amore fanciullo con questo frammento in cui compare il giovane Cleobulo, destinatario di un breve canzoniere d'amore. Frammento 5:

Cleobulo io amo,
per Cleobulo impazzisco,
in Cleobulo m'incanto
trad. B. Gentili

Nei frammenti 83; 84, viene presentato un clima di garbato corteggiamento. Nel primo il poeta, rifiutato da un fanciullo, si eleva verso gli dei, nel secondo egli viene soccorso da un alleato che lo aiuta nelle sue imprese amorose, il divino Eros:

Volo verso l’Olimpo con ali leggere
per colpa di Eros: il fanciullo
rifiuta di spassarsi con me
Vedendo la mia barba screziata di grigio
Eros mi vola accanto al soffio delle sue ali
dai barbagli d’oro.
trad. G. Guidorizzi

Nel frammento 71, Anacreonte esprime il suo ironico lamento d'amore prendendo le mosse dall'immagine della bella chioma recisa di un fanciullo:

...e della chioma
che ombreggiava il tenero collo;
ora tu sei tosato
e quella, caduta tra troppo dure
mani, s’allarga dispersa
nella polvere nera
tranciata miseramente dal rasoio
Io mi consumo d’angoscia:
e che mai potrei fare
se neppure coi Traci mi va bene?
trad. G. Guidorizzi

Altro poeta che celebra attraverso la poesia i suoi amori omoerotici è Ibico, che presenta questo sentimento come una mescolanza di sofferenza e inquietudine, un sentimento profondo e pericoloso, come nel frammento 287:

Nuovamente Eros
di sotto alle palpebre languido
mi guarda coi suoi occhi di mare:
con oscure dolcezze
mi spinge nelle reti di Cipride
inestricabili.
Ora io trepido quando si avvicina,
come cavallo che uso alle vittorie,
a tarda giovinezza, contro voglia
fra carri veloci torna a gara.
trad. G. Guidorizzi

Anche Teognide dedica alcuni versi a Cirno, il fanciullo amato, destinandogli una serie di amorosi precetti morali e massime di buon senso:

Ti ho dato ali’ per volare sul mare sconfinato
e su tutta la terra, in alto librandoti
facilmente. Nei conviti e in tutti i banchetti sarai presente,
adagiato sulla bocca di molti.
Accompagnati da flauti dal suono acuto, uomini giovani
e decorosamente amabili canteranno te, con voce bella
e chiara. E quando, nei recessi dell’oscura terra,
verrai alle case molto lacrimate dell’Ade,
mai - neppure morto - perderai la fama, ma starai a cuore
agli uomini, avendo sempre un nome indistruttibile,
Cirno, per la terra dell’Ellade e per le isole
aggirandoti, varcando lo sterile mare pescoso;
e non seduto sul dorso di cavalli, ma ti condurranno
gli splendidi doni delle Muse dalla corona di viole.
E per tutti quelli cui sta a cuore, anche tra i posteri,
tu sarai ugualmente motivo di canto, finché ci saranno la terra e il sole.
Ma io da te non ottengo rispetto, neppure poco;
con le parole tu mi inganni, come s’io fossi un bambino.
trad. F. Sisti

 
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scleva
view post Posted on 19/1/2006, 12:24     +1   -1






Bastava citare il link non ricopiarlo pari pari, cosi' chi lo voleva leggere andava direttamente nel sito.
 
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next5years
view post Posted on 19/1/2006, 12:52     +1   -1




va beh link o non link ci sono comunque cose molto interessanti, brava Letizia.
 
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next5years
view post Posted on 19/1/2006, 12:53     +1   -1




hai qualcosa anche sull'omosessualità femminile, che è forse meno conosciuta?
 
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nanni
view post Posted on 19/1/2006, 13:05     +1   -1




Quello che sembra di capire è che l'omosessualità "alla greca" sia un tipo di omosessualità frutto della segregazione, come quella che si incontra facilmente nelle moderne istituzioni segreganti, carceri, caserme, conventi eccetera. Il mondo greco classico e preclassico era un mondo in cui uomini e donne avevano pochissime occasioni per incontrarsi. La situazione in Italia, per fare un paragone, era molto diversa nello stesso periodo.

Nanni
 
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view post Posted on 19/1/2006, 13:07     +1   -1
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Meglio perderlo.

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CITAZIONE (next5years @ 19/1/2006, 12:53)
hai qualcosa anche sull'omosessualità femminile, che è forse meno conosciuta?

Non conosci Lesbo e Saffo !?!? blink.gif
 
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Puntino_
view post Posted on 19/1/2006, 14:03     +1   -1




Qual'è più interessante?
Quella maschile o quella femminile?




Esclusi dal sondaggio:
PV, Baciccio, Text
 
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Solitario*
view post Posted on 19/1/2006, 14:41     +1   -1




CITAZIONE (Puntino_ @ 19/1/2006, 14:03)
Qual'è più interessante?
Quella maschile o quella femminile?




Esclusi dal sondaggio:
PV, Baciccio, Text

Dipende dalle inclinazioni personali... wink.gif
 
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scleva
view post Posted on 20/1/2006, 13:03     +1   -1




CITAZIONE (scleva @ 19/1/2006, 12:24)
Bastava citare il link non ricopiarlo pari pari, cosi' chi lo voleva leggere andava direttamente nel sito.



Vi prego di accettare le mie scuse per quanto ho scritto sopra.
Riconoisco di essere andata " di fori".....
 
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Solitario*
view post Posted on 20/1/2006, 13:04     +1   -1




CITAZIONE (scleva @ 20/1/2006, 13:03)
CITAZIONE (scleva @ 19/1/2006, 12:24)
Bastava citare il link  non ricopiarlo pari pari, cosi' chi lo voleva leggere andava direttamente nel sito.



Vi prego di accettare le mie scuse per quanto ho scritto sopra.
Riconoisco di essere andata " di fori".....

E... Come si fa a non accettare... wink.gif
 
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scleva
view post Posted on 23/1/2006, 12:20     +1   -1




CITAZIONE (filli @ 20/1/2006, 22:09)
CITAZIONE
Riconoisco di essere andata " di fori".....

eh...si' penso proprio di si'...ti scusiamo! dry.gif



Sbaglio anche io come ogni essere umano, ma so chiedere scusa e riconoscerlo.
continuate pure che è interessante
 
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schmit
view post Posted on 19/6/2006, 11:51     +1   -1




L'omosessualita' non è folklore è "essere". Ognuno di noi ha una propria essenza attraverso la quale vive in maniera unica e irripetibile la propria vita. Accettarci e rispettarci come siamo è cio' che fa l'uomo saggio.
Non siamo i padroni della terra ma visto che ne siamo gli inquilini sarebbe bene che non la sporcassimo con le nostre intolleranze.
Il pubblico è comune a tutti. Il Privato insindacabile.
 
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n-uvoletta
view post Posted on 4/7/2006, 17:58     +1   -1




CITAZIONE
Il Privato insindacabile.

Come si riconosce il privato dal pubblico?
Esempio: Io vado ad una festa con una mia partner e la presento agli amici:la mia compagna. Tu pensi che io lo possa fare con tutti?
Oppure invito ad una festa di anniversario della mia compagna,delle persone, non tutti sono amici,auguri auguri e ho voglia di baciarla. Tu credi che io sia libera di poterlo fare? diventa pubblico e se non voglio che divenga pubblico mi devo limitare...secondo te è giusto? Dove sta il limite del pubblico e del privato?
 
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lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 4/7/2006, 18:34     +1   -1




Non è la domanda giusta. Ma riconosco che deriva da un errore altrui. Non esiste un pubblico "comune a tutti" e un "privatoinsindacabile". O per lo meno non esistono in modo tale che sia possibile separarli nettamente.

Esistono aree e spazi ed esistono identità personali e ruoli. Tutti, e alcune altre cosette, si combinano ogni momento in differenti maniere, immaginare di fare una distinzione è insensato.

Per esempio. Tu hai una compagna, dici. Deduco che tu sia lesbica. Ma sono certo che non sei solo questo. Potresti essere una suora, anche. O una ballerina. O tutt'e due le cose, e altre cento. Quela delle tue identità è in gioco? Se alla festa di anniversario quel che tu vuoi mostrare di te è il tuo essere lesbica, perchè non dovresti baciare la tua compagna? Ma se invece volessi mostrarti come ballerina o come esperta di trote salmonate, non è più probabile che tu balli, o che tenga una dotta disquisizione sulle trote (o che le cucini)? E magari, per premiarti, la tua compagna poi ti bacerà...

E naturalmente vale lo stesso ragionamento pensando a "chi" sono gli altri. E a quale sia il luogo, lo spazio: una festa di amici o di colleghi o di parenti o di conoscenti?

No, non credo che si distingua il privato dal pubblico. Si distingue la propria identità e ruolo in un certo momento, luogo, relazione rispetto alla propria identità e ruolo in altri momenti, luoghi, relazioni. Non sarebbe poi difficile, se fossimo capaci di capire e accettare che anche gli altri sono esattamente come noi. Il problema è che gli amici a cui presenti la tua compagna, gli invitati alla festa dimenticheranno (molti di loro, temo) tutte le altre persone che tu sei per identificarti con una sola delle tue sfaccettature. E' lì che cominciano i guai.
 
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view post Posted on 4/7/2006, 18:49     +1   -1




si ma inutile negarlo, non tutte le sfaccettature sono uguali, altrimenti il problema non sussisterebbe;cucinare una trota salmonata non comporta nessun giudizio morale su ci la cucina, specialmente se lo fa bene, manifestare apertamente la propria omosessuaità è ancora considerato da molti (o pochi non lo so) uno spettacolo indecoroso.
i motivi di questa differenza di approccio fra le problematiche culinarie e sessuali francamente non le conosco.
 
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48 replies since 19/1/2006, 12:04   768 views
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