La Zattera del Villaggio: forum arte scienza politica letteratura cultura piaceri  sport enogastronomia giochi

Cosa amiamo di più delle nostre donne, e dei nostri uomini

« Older   Newer »
  Share  
Rolleyes
view post Posted on 25/8/2012, 15:50     +1   -1




Con 'sto caldo, ci andrebbe una bella birra fresca! ^_^

rosica

 
Top
Vìt
view post Posted on 25/8/2012, 15:59     +1   -1




CITAZIONE (Luce. @ 25/8/2012, 15:19) 
Per me invece..... E' il" MIO compagno" e calco il MIO non a caso...perché Insieme ci siamo presi per mano e stiamo camminando dentro la nostra vita.....ed e' MIO anche se non sono possessiva ne' particolarmente gelosa....ma lui e' MIO perché se così non fosse non riuscirei ad amarlo profondamente..... MIO perché e' lui che mi fa sentire importante, e' lui che riesce a farmi sentire viva, e' lui che mi aiuta quando ne ho bisogno, e' lui che riesce a farmi ridere il cuore, e' lui che accarezzo prima di dormire e che mi strappa un sorriso la mattina appena sveglia....insomma e' " la MIA persona speciale " ..... Cosa i piace di lui ?? La sua voglia di divertirsi, la sua correttezza nella vita, il suo cervello sempre in movimento e mai banale, la sua capacita' di farmi ridere..... Il suo sedere ( spettacolare :P ) , il suo modo di muoversi, i suoi occhi chiari ma penetranti , la sua altezza (1,83 contro la mia mezza sega :woot: )e la sua incredibile generosità .....

e brava luce!


io, quando sto con una donna che mi si dona, siccome mi si è donata è mia, dalla punta dei suoi pensieri a quella dei suoi capez...ops, piedi, e quando smetterà di donarmisi tornerà sua, di qualcun altro o di nessuno, se così vorrà! ^_^
 
Top
il_pruno_bianco
view post Posted on 25/8/2012, 16:08     +1   -1




Certo che sul concetto di possesso di ciò che si ama ci sarebbe da disquisire parecchio... e perché è così bello e importante sentire una persona come tua? Beh, di sicuro lo è solo se la cosa è ricambiata in maniera speculare... e il possesso diventa un qualcosa di bello, ti fa sentire l'altro intensamente, come se foste una persona sola, è un connubio nelle anime, un po' la stessa tensione che si prova nell'adorare un dio (o una dea).
 
Top
lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 25/8/2012, 16:22     +1   -1




[In risposta a vit, non al pruno bianco]

Ammesso che una donna o un uomo "si doni", ti sfiora mai il dubbio che resti sempre "sua/o" (e non diventi mai "di" nessun altro)?

Luce ha dato una sua definizione di "mio" che capisco bene e che non è esattamente la stessa comunemente intesa. Per semplicità prendo la definizione di una qualsiasi grammatica:
Si parla di pronomi possessivi quando si ha una sostituzione del nome volta a indicare l'appartenenza della persona, dell'animale o della cosa a cui l'enunciato fa riferimento.
Io non credo che una persona possa appartenere1 ad un'altra persona. Ho dei forti dubbi sugli animali. Sulle cose sono più possibilista.

---------
1 appartenere[ap-par-te-né-re] v.intr.
1 Essere legittima proprietà di qlcu.

P.S.: naturalmente tra adulti consenzienti tutti sono liberi di donarsi, appartenere, essere suoi, miei, loro o quel che si voglia. Io (noi) quando per comodità accade di dire, per esempio, "ti presento il/la mio/mia..." proviamo un fortissimo disagio, la sensazione di dire qualcosa di terribilmente sbagliato. Così è e non ci posso far nulla; come dicevo prima il linguaggio è espressione di storie, culture, convinzioni, valori, ideali. Ognuno ha i suoi.
 
Top
Vìt
view post Posted on 25/8/2012, 16:22     +1   -1




CITAZIONE (il_pruno_bianco @ 25/8/2012, 17:08) 
Certo che sul concetto di possesso di ciò che si ama ci sarebbe da disquisire parecchio... e perché è così bello e importante sentire una persona come tua? Beh, di sicuro lo è solo se la cosa è ricambiata in maniera speculare... e il possesso diventa un qualcosa di bello, ti fa sentire l'altro intensamente, come se foste una persona sola, è un connubio nelle anime, un po' la stessa tensione che si prova nell'adorare un dio (o una dea).

quand'ero giovincello, ventenne, negli anni 80', io come altri ci ponevamo per principio il problema del possesso, e quindi ci scocciava un po' l'aggettivo mio o mia, appunto. Insomma, si tagliava le cose un po' con l'accetta. Poi abbiamo smesso, perché siamo diventati più poetici e con più esperienza nelle cose d'amore. Mio, mia, oggi, lo intendo, lo intendiamo, come un qualcosa di "nostro", condiviso, inoltre, siccome riconosciamo nell'amore il carattere esclusivamente gratuito, in quel momento lì e basta, volta per volta, giorno per giorno, il concetto del possesso è lontano galassie da noi, riferito appunto al termine mio, mia. Una persona, un uomo, una donna, donano un qualcosa che non può essere posseduto, in amore, ma solo amato, finché c'è, e, finché c'è, accetto quel dono e lo faccio mio, e ricambio, che sia un sorriso al mattino, una nottata d'amore, due risate insieme seduti in terra fuori da una bar.
 
Top
Vìt
view post Posted on 25/8/2012, 16:24     +1   -1




CITAZIONE
ti sfiora mai

è il concetto stesso di sfiorare che credo sia alieno, a te, e quindi devi stare sempre li a schedare e classificare.
 
Top
lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 25/8/2012, 16:29     +1   -1




vit, ti sarei grato se volessi usarmi una cortesia. Non rispondere a ogni mia osservazione cercando sistematicamente di trasferire il disaccprdo dal piano delle opinioni a quello dei commenti personali. Non serve e non è particolarmente elegante. Da Senatore a vita direi anche che non è nello stile della Zattera: è semmai lo stile che la Zattera cerca da sempre di combattere.
 
Top
Vìt
view post Posted on 25/8/2012, 16:46     +1   -1




:lol:

si, lo so che ci sei rimasto male, ma dì, c'è mai stata una volta in vita tua in cui ti sei rilassato? Cavolo, deve essere sfiancante! In due poi deve essere proprio un bel casino, almeno per ciò che intendo io col termine rilassarsi perché il concetto del linguaggio che è espressione di storie ecc ecc ecc!

dimenticavo: ecc! :)
 
Top
il_pruno_bianco
view post Posted on 25/8/2012, 16:51     +1   -1




CITAZIONE (Vìt @ 25/8/2012, 17:22) 
CITAZIONE (il_pruno_bianco @ 25/8/2012, 17:08) 
Certo che sul concetto di possesso di ciò che si ama ci sarebbe da disquisire parecchio... e perché è così bello e importante sentire una persona come tua? Beh, di sicuro lo è solo se la cosa è ricambiata in maniera speculare... e il possesso diventa un qualcosa di bello, ti fa sentire l'altro intensamente, come se foste una persona sola, è un connubio nelle anime, un po' la stessa tensione che si prova nell'adorare un dio (o una dea).

quand'ero giovincello, ventenne, negli anni 80', io come altri ci ponevamo per principio il problema del possesso, e quindi ci scocciava un po' l'aggettivo mio o mia, appunto. Insomma, si tagliava le cose un po' con l'accetta. Poi abbiamo smesso, perché siamo diventati più poetici e con più esperienza nelle cose d'amore. Mio, mia, oggi, lo intendo, lo intendiamo, come un qualcosa di "nostro", condiviso, inoltre, siccome riconosciamo nell'amore il carattere esclusivamente gratuito, in quel momento lì e basta, volta per volta, giorno per giorno, il concetto del possesso è lontano galassie da noi, riferito appunto al termine mio, mia. Una persona, un uomo, una donna, donano un qualcosa che non può essere posseduto, in amore, ma solo amato, finché c'è, e, finché c'è, accetto quel dono e lo faccio mio, e ricambio, che sia un sorriso al mattino, una nottata d'amore, due risate insieme seduti in terra fuori da una bar.

è vero... mi ci riconosco in pieno.
E mi riconosco anche nel disagio di lupetto quando dice convenzionalmente 'mia moglie'... però c'è anche una valenza positiva nel possesso di chi si ama, e cioè, quando una persona o anche un animale, perché no, ti appartiene, è implicito che tu te ne prenda cura... forse così torna meglio.
 
Top
Rolleyes
view post Posted on 25/8/2012, 17:00     +1   -1




CITAZIONE (Vìt @ 25/8/2012, 17:24) 
CITAZIONE
ti sfiora mai

è il concetto stesso di sfiorare che credo sia alieno, a te, e quindi devi stare sempre li a schedare e classificare.

Ma, davvero eh, in questo caso a me pare che Lupetto abbia espresso il suo personale modo di sentire l'uso del possessivo, chiarendo anche che capisce perfettamente quello espresso da Luce, e che lo rispetta pienamente.

Secondo me a volte tra voi due c'è un po' di prevenzione reciproca... eppure siete due bellissime testoline, eh! :)
 
Top
Vìt
view post Posted on 25/8/2012, 17:03     +1   -1




CITAZIONE
quando una persona o anche un animale, perché no, ti appartiene, è implicito che tu te ne prenda cura... forse così torna meglio.

anche. Ma quando c'è l'amore, se amore è, ci annulliamo l'uno nell'altra, ci travasiamo, ci contaminiamo, eccetera. Quindi ecco perché il termine mio perde l'accezione di possesso, e diventa un qualcosa di condiviso, a patto che sia gratuito. Se non lo è, puoi stilare già tutte le puntualizzazioni che ti pare, per evitare fraintendimenti sul possesso, ma è già un'altra cosa. Anzi, nell'esatto istante che vai lì a puntualizzare, è evidente che c'è qualcosa che non va. Chi si ama non ha paura di fraintendersi, e ci si possiede, ci si mangia, gioiosamente anima e corpo.
 
Top
Rolleyes
view post Posted on 25/8/2012, 17:08     +1   -1




CITAZIONE (Vìt @ 25/8/2012, 18:03) 
Chi si ama non ha paura di fraintendersi, e ci si possiede, ci si mangia, gioiosamente anima e corpo.

^_^


 
Top
lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 25/8/2012, 17:10     +1   -1




CITAZIONE (il_pruno_bianco @ 25/8/2012, 17:51) 
... però c'è anche una valenza positiva nel possesso di chi si ama, e cioè, quando una persona o anche un animale, perché no, ti appartiene, è implicito che tu te ne prenda cura... forse così torna meglio.

Non per me. Forse perché non ho bisogno che qualcosa (men che meno qualcuno) "mi appartenga" per prendermene cura. Mi prendo cura di ciò che e di chi amo, non di quel che e di chi è "mio". Può darsi che la differenza appaia incomprensibile, ma a me sembra esista e per me è importante.


CITAZIONE (Rolleyes @ 25/8/2012, 18:00) 
a me pare che Lupetto abbia espresso il suo personale modo di sentire l'uso del possessivo, chiarendo anche che capisce perfettamente quello espresso da Luce, e che lo rispetta pienamente.

Pare anche a me :rolleyes:
 
Top
il_pruno_bianco
view post Posted on 25/8/2012, 22:28     +1   -1




CITAZIONE (lupetto_sulla_zattera @ 25/8/2012, 18:10) 
CITAZIONE (il_pruno_bianco @ 25/8/2012, 17:51) 
... però c'è anche una valenza positiva nel possesso di chi si ama, e cioè, quando una persona o anche un animale, perché no, ti appartiene, è implicito che tu te ne prenda cura... forse così torna meglio.

Non per me. Forse perché non ho bisogno che qualcosa (men che meno qualcuno) "mi appartenga" per prendermene cura. Mi prendo cura di ciò che e di chi amo, non di quel che e di chi è "mio". Può darsi che la differenza appaia incomprensibile, ma a me sembra esista e per me è importante.

ma allora è solo una questione di convenzioni. Mettiamo che si presenti una situazione in cui mi trovo a dover agire velocemente per salvare un bambino... mettiamo che ci siano più bambini da salvare e tra questi ci sia mio figlio e che abbia il tempo di salvarne solo uno... è del tutto certo che salvo mio figlio... che io lo chiami 'mio figlio' o il bambino che amo, la sostanza non cambia. E parlando di un figlio è del tutto naturale dire 'mio'... figlio... e forse proprio perché, oltre a portare i miei geni, dipende da me, sono io che me ne prendo cura. Ecco.
 
Top
lupetto_sulla_zattera
view post Posted on 26/8/2012, 10:57     +1   -1




Non posso che ripetere che ci sono linguaggi (e piani) diversi. Per capirci, la definizione (è una definizione, anche se non in forma di definizione) di "mio" data da Luce ha a che fare, mi sembra, in qualche modo con l'appartenenza ma non con il possesso, anzi lo esclude. Proprio per questo la trovo non solo accettabile, anche lodevole. Sempre per capirci: chiunque dica "il mio Paese" non intende certamente che quel Paese sia "di sua proprietà", a meno che sia un particolare tipo di nazionalista idiota. E così via: i significati di una qualsiasi parola possono essere molti e diversi (altrimenti avvocati come Croft sarebbero disoccupati...): dipende dai contesti.

Il disagio di cui ho parlato a proposito di me stesso è riferito a un contesto specifico, quello del rapporto affettivo paritario e non di parentela tra due persone adulte di sesso diverso.
Ognuno di questi aspetti è importante. E' importante che sia un rapporto affettivo paritario e tra adulti, perché la scelta di come reciprocamente indicarsi è una scelta consapevole e condivisa di definizione del rapporto stesso. E' importante che non ci sia parentela, perché in questo caso il contesto culturale cambia radicalmente: per stare al tuo esempio "mio figlio" ha sì un elemento di possesso, ma la dipendenza che implica è ben diversa dalla potenziale dipendenza implicita nel "mia moglie". E' importante, soprattutto, la differenza di genere; l'implicazione del possesso tra un uomo e una donna non è paritaria, è sbilanciata (in termini generali e culturali, poi ogni caso è specifico, naturalmente). Per dirlo nel modo più semplice, nella cultura generalmente accettata e tuttora diffusa e radicata (anche) in questa parte di mondo: "la mia donna" e "il mio uomo" sono solo apparentemente simmetrici, in realtà entrambe le espressioni affermano l'appartenenza di una donna a un uomo, non il reciproco. Grossolanamente (ripeto, sto semplificando, anche se non dovrei, una questione complessa) è la logica del "se la mia donna mi tradisse la ammazzerei" e del "anche se mi tradisce è sempre il mio uomo".

Il tuo esempio mi sembra quindi poco adatto. Ma contiene un elemento assolutamente vero. Diamo priorità, sempre, alle persone (animali, cose) che più amiamo, non necessariamente a quelle che ci appartengono. Di certo tu sei tua, anzi sei probabilmente l'unica persona che davvero e completamente ti appartiene (con buona pace di chi pensa che apparteniamo a un dio). Ma, dovendo scegliere, sono altrettanto certo che salveresti quel tuo figlio, non te stessa. E' più tuo di te stessa? No, ma probabilmente lo ami più di te stessa.

Torno allora al punto di partenza. Per la mia storia, esperienza, cultura, formazione, è importante, molto importante, che alcuni elementi siano sempre certi al di là di ogni possibile, perfino se remotamente possibile, confusione o ambiguità neppure nel linguaggio quotidiano. Uno di questi è il principio che nessuno può "possedere" nessuno, e il fatto di amarsi non giustifica un'eccezione. Altri hanno altre storie, altra formazione, altra cultura, altra lingua, altre priorità. Va bene così.
 
Top
45 replies since 24/8/2012, 21:47   442 views
  Share