Il giorno più nero del Cavaliere
"An e Udc vogliono farmi fuori"
"Da Fini e Follini una strategia della sconfitta"di CLAUDIO TITO
Silvio Berlusconi
ROMA - "
Eh Umberto, meno male che ci siete voi... " (..
che mi eleggerete Papa della Padania dopo la secessione) Per Silvio Berlusconi è stato quasi un pomeriggio di passione quello passato ieri ad Arcore aspettando i risultati delle regionali. Con il passare degli exit polls e delle proiezioni l'umore del Cavaliere andava peggiorando. Soltanto per un attimo, il clima ha subito un'impennata: quando sembrava che il centrodestra potesse strappare in extremis la Puglia e il Lazio. Poi lo sconforto è di nuovo sceso tra le stanze di Arcore.
Tant'è che l'unico momento in cui è riuscito a liberare con franchezza tutto il suo disappunto, è stato quando ha chiamato al telefono Umberto Bossi. "Meno male che ci siete voi", gli ripeteva. "Voi" leghisti, insomma, e non quegli altri di Alleanza nazionale e dell'Udc.
Ad Arcore, insieme a lui, c'era solo Sandro Bondi (
il noto cardinale camerlengo del conclave di forza Italia). Anche Giulio Tremonti, fermato da un fastidioso colpo della strega (
m'è sucesso anche a me), ha dovuto dare forfait. I contatti con la restante parte di Forza Italia e con i leader della Casa delle libertà, allora, erano affidati al telefono. Una solitudine che forse ha reso ancor più pesanti i dati usciti dalle urne. Ha alzato la cornetta per parlare con Gianni Letta e con Pier Ferdinando Casini, con Roberto Calderoli e con Umberto Bossi.
Con i due Governatori "vincenti" del centrodestra Giancarlo Galan e Roberto Formigoni. Ma nell'elenco delle telefonate non ce n'è nemmeno una verso o da Via della Scrofa. Ossia neanche una parola con Gianfranco Fini. Proprio mentre la corsia preferenziale che unisce An all'Udc di Follini veniva percorsa incessantemente per tutta la giornata.
I leader del cosiddetto "sub-governo" hanno concordato fin dall'inizio tutte le mosse. E la richiesta adesso è una sola: "verifica". Magari accompagnata da un "rimpasto" di dimensioni più o meno vaste. Da una "riflessione" che prenda atto che "questo è stato un voto contro Berlusconi". Tutte parole che quando sono planate a Villa San Martino attraverso i soliti "ufficiali di collegamento", hanno mandato su tutte le furie il Cavaliere.
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Cosa vogliono? Hanno il coraggio anche di pensare che sia colpa mia? (
Ah, no? e di chi sarebbe? )La verità - è sbottato - è che stanno perseguendo la strategia della sconfitta. Altro che verifica per vincere nel 2006. Vogliono perdere.
Vogliono colpire me. Vogliono farmi fuori. Anche a costo di mandare i comunisti al governo. (...
ha sbagliato solo il soggetto della frase: sono gli elettori che lo vogliono mandare fuori dai piedi, mica Fini e Follini)Io non so se stanno pensando a un golpe di Palazzo come nel '94.
Ma non hanno capito bene la situazione.
Non hanno capito che vanno a sbattere. Non hanno capito che l'onda travolgerà prima loro. Che in periferia la fuga verso i partiti moderati dell'Unione investirà loro come noi. Quelli dell'Udc ci mettono poco a passare con Mastella o con la Margherita".
Proprio per questo la prima parola d'ordine scattata nel quartier generale di Forza Italia è stata "difendere Berlusconi". Dire e ridire in televisione e su tutti i mass media che "questa non è una sconfitta del presidente del consiglio. Che il Cavaliere non ha fatto campagna elettorale".
Ma il vero nodo è regolare il rapporto con gli alleati. In realtà il bersaglio principale degli strali berlusconiani è soprattutto Fini. L'ostinazione del leader di Alleanza nazionale a sbattere le porte della Cdl in faccia ad Alessandra Mussolini non gli è mai piaciuta. Una vicenda che rimane piantata nella memoria del premier come un "errore grossolano". Per non parlare del "no" ai Radicali e a alla nuova Dc di Rotondi.
Al di là della somma dei voti, è stato come levare il tappo da un bacino elettorale che già si stava svuotando. "E naturalmente - attacca l'inquilino di Palazzo Chigi - le conseguenze le hanno sì pagate loro, ma soprattutto noi. Sono troppo buono. Forza Italia sta dando il sangue a tutti gli alleati. Perché altrimenti non si spiegherebbe il crollo al sud, non tanto al nord".
Un modo come un altro per ribadire appunto che l'alleanza con la Lega non si tocca. Che la crescita del Carroccio non ha pesato sul bagaglio dei forzisti.
Semmai a drenare il voto di FI, in quanto partito-guida della coalizione, ci hanno pensato tutte quelle liste civiche o del presidente, presenti nella maggior parte nel centro-sud. Non a caso sia a Bossi, sia a Calderoli conferma che sulla devolution "non ci sarà alcun passo indietro". "Semmai - ha spiegato - dovremo cercare di illustrarne meglio i contenuti. Far capire che non penalizza il Mezzogiorno". Anche perché, "se io sono il presidente del consiglio, loro sono vicepresidenti del consigli. Se è un voto contro il governo, è anche contro di loro".
Ma la sua preoccupazione, manifestata iei colloqui di ieri, a questo punto è un'altra: "Non voglio polemiche. Non voglio sentire parlare di verifiche o di rimpasti. Per vincere le elezioni politiche, bisogna mettersi a lavorare. Andare avanti con il programma e basta. Si può ancora recuperare". Ma, ha sibilato, "ho il sospetto che non tutti lo vogliano. Qualcuno pensa che per il proprio futuro, è meglio terremotare l'alleanza".
Edited by Octopus - 5/4/2005, 15:20