| Domani è la Candelora che se la vien con sol e bora dell'inverno sèmo fora (nel senso di "fuori"), se la vien con piova e vento dell'inverno sèmo drento. Qua previsti sol e bora... quindi inverno che sta finendo (anche se non sembra). Allego antico pezzullo: CITAZIONE (Bunbury @ 2/2/2007, 11:39) Il 2 febbraio si celebra la “Madonna Candelora”.
E’ il giorno della Purificazione della Vergine poiché la tradizione ebraica richiedeva che le madri si “purificassero” con un rito quaranta giorni dopo il parto.
Infatti, il 2 febbraio cade esattamente quaranta giorni dopo Natale.
Il termine “Candelora” si riferisce alla tradizione, meno antica e tuttora seguita, secondo la quale il 2 febbraio nelle chiese si benedicono le candele che vengono poi usate tutto l’anno.
Ma per noi che non siamo tanto praticanti, la Candelora, che segna anche la metà dell’inverno, viene associata a un proverbio grazie al quale si dovrebbe intuire il tempo delle settimane a venire basandosi sulla presenza o meno del sole il 2 febbraio.
Purtroppo tale proverbio varia da regione a regione, da paese a paese e le cose si complicano.
Da noi, a Trieste (ma penso in tutte le Venezie) si dice “La Madonna Candelora, se la vien con sol e bora dell’inverno semo fora, se la vien con piova e vento dell’inverno semo drento.”
A parte lo spostamento di consonante da “dentro” a “drento” per far la rima, la versione triestina ha la particolarità di occuparsi anche della bora, variabile non contemplata dalle altre versioni.
Da notare anche la distinzione tra “bora”, che è una cosa, e “vento” che è un’altra.
La bora è spesso la ragione per cui c’è il sole a Trieste, poiché tiene il cielo sgombro dalle nubi.
Oggi, comunico, è una bellissima giornata di sole con (poca) bora: dell’inverno, quindi, dovremmo esser “fora”.
Ma in altre regioni d’Italia analoghi proverbi dicono che se il 2 febbraio c’è il sole l’inverno continuerà perché, in effetti, spesso le giornate di sole invernali sono portatrici di temperature rigidissime.
Nei paesi anglosassoni si opta per il sole come segnale di inverno ancora lungo e, soprattutto negli Stati Uniti (e in Canada), il 2 febbraio si chiama anche “Giorno della Marmotta”.
Noi lo sappiamo grazie ai fumetti di Charlie Brown che sul “Giorno della Marmotta” si sono sbizzarriti in molte varianti.
La tradizione anglosassone dice che se il 2 febbraio la marmotta esce dalla propria tana (svegliandosi dal letargo) e c’è pioggia o nebbia, se ne andrà in giro a cercare del cibo e l’inverno finirà presto.
Ma se la marmotta, uscendo dalla tana, vedrà la propria ombra (se, quindi, ci sarà il sole) si spaventerà e tornerà a dormire decretando la continuazione del freddo e dell’inverno per almeno altre sei settimane.
La tradizione è stata anche “rilanciata” dal film “Ricomincio da capo” in cui Bill Murray è un giornalista che viene mandato a Punxsutawney in Pennsylvania, dove vive la marmotta più famosa e ricca di presagi a fare un reportage, ma si ritrova “prigioniero” del Giorno della Marmotta, poiché si accorgerà che da quel momento ogni giorno sarà il 2 febbraio fino alla conclusione e soluzione del film.
Da noi non si usano le marmotte, ma il concetto è sempre quello: se c’è il sole succederà una cosa, se non c’è ne succederà un’altra.
Purtroppo, ripeto, le versioni non coincidono.
Quest’anno, magari, dovrebbe essere più semplice trarre presagi sulla durata dell’inverno: poiché al 2 febbraio l’inverno non è mai iniziato, è abbastanza improbabile che si scateni adesso.
Anche se i nonni ci sibilano che il famoso “inverno freddo del ‘29” ebbe il periodo peggiore proprio a febbraio.
Sarebbe quindi interessante sapere che tempo facesse il 2 febbraio del ’29.
D’altra parte, le notizie più recenti danno alla Terra pochi decenni di vita proprio grazie al surriscaldamento del pianeta che farà dell’inverno un ricordo (a parte qualche furiosa, ma episodica tempesta) e farà sciogliere le calotte polari e scomparire le città costiere di molti paesi tra cui l’Italia.
Proprio ieri ho visto la cartina: entro il 2100 le coste Venete fino a Grado saranno sommerse e le città, Venezia in testa, saranno sott’acqua.
Se devo esser sincera, a parte che se la catastrofe si fermerà a Grado, Trieste dovrebbe sfangarla… non credo che mi importi molto di quel che succederà nel 2100.
Direi che se le cose si mantenessero vivibili fino al 2030/2040 posso starmene tranquilla e poi saranno cavoli di qualcun altro.
Poi c’è chi dice che la Terra sarà fottuta nel 2050 e i maya che la danno per distrutta nel famoso 2012.
Questa è l’unica eventualità che potrebbe vedermi coinvolta… ma non è che io apprezzi tanto la vita da vivere nel terrore di quel giorno.
Chi vivrà vedrà… è il caso di dirlo.
Per il momento, oggi c’è il sole con (poca) bora: dell’inverno semo fora, il gatto ha visto la propria ombra e si è rotolato felice in terrazzo.
A tutto il resto, come Rossella O’Hara, ci penseremo (forse) domani. |
