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Milano

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Gianco
view post Posted on 13/3/2013, 14:11 by: Gianco     +1   +1   -1
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CITAZIONE (il_pruno_bianco @ 13/3/2013, 10:18) 
CITAZIONE (Nazia @ 11/3/2013, 09:58) 
Pure tu Milanese in Toscana e Toscana a Milano?

Sì, per via materna, tutti i cognomi conosciuti sono toscani, tranne uno laziale. La mamma è nata qui, nella casa quattrocentesca che sta davanti alla mia e che faceva parte delle stalle di una nobile famiglia pistoiese. E' nata qui perché la nonna tornò dalla madre, giusto per mettere al mondo la bambina. Ma abitavano già a Milano, i nonni. Erano partiti subito dopo il matrimonio. Il nonno, ferroviere, era stato trasferito prima a Gorizia e poi a Milano. Mia madre è cresciuta lassù anche se per le feste e per tutta l'estate, lei e la nonna tornavano alla casa natia, giù in Toscana, e durante la guerra ci passarono più di una stagione. Mia madre adora Milano. E' un soggetto piuttosto-tosto, lo è sempre stata e lo è tuttora, che è ultra-ottuagenaria. E' una persona fattiva e dalla loquacità inarginabile. Ne fa una e ne pensa altre cento, e mentre progetta, modifica, inventa e pianifica, riesce a coinvolgere le persone con una simpatia schietta e un grande e ottimistico entusiasmo. Milano, con i suoi ritmi futuristici, le si attaglia perfettamente. Tra l'altro possiede una certa finezza che la rende signora, quindi mai la si potrebbe immaginare con una vanga in mano (al contrario di me, che sarei stata benissimo tra i pionieri del far west).
La mamma mise su una piccola ditta di edizioni artistiche negli anni settanta. Realizzò decine e decine di oggetti artistici e di grafiche, frequentò decine e decine di artigiani, artisti e galleristi. Ed io la seguivo e guai a non farlo. Mi trascinava dappertutto, io volente o nolente.
Così ho conosciuto la Milano della gente che lavora, che lavora davvero. Milanese, pugliese o toscana, il denominatore comune era l'affiatamento lavorativo. Perché Milano era ed è ancora... spero, una fucina grandiosa di "materiale umano" diversificato che collabora e produce. E anche da questo ne discende la cultura. E le forze non si disperdono, perché oltre i meravigliosi scorci cittadini c'è la nebbia della pianura... e in mezzo Milano vi è avvolta come un'enorme bastimento che deve bastare a se stesso e che per scongiurare l'implosione, esplode di vita.
Ricordo soprattutto le stamperie, quella di Via Solferino, di Porta Romana, la Spirale, Upiglio, Linati... ricordo l'odore degli inchiostri, le enormi stelle di legno dei torchi, i grembiuli degli stampatori incrostati di colori, gli artisti che là dentro arrivavano vestiti di tutto punto, e che si arricciavano le maniche per iniziare il lavoro. E ricordo gli artigiani, quelli che lavoravano i metalli, gli argentieri e un signore più che attempato, che alla sua veneranda età fabbricava scatole di velluto.
La zona che ho amato di più a Milano è quella di Brera e dintorni. Lì andavo a danza quasi tutti i giorni. C'era la sosta obbligatoria al tabacchino all'angolo con Via... Fiorichiari? Oddio, non ricordo. Il bar Jamaica, il Patuscino... le belle case a ringhiera. Il babbo lavorava in Piazzetta Bossi, e là vicino c'era il mio amato Porselli. Poi, ho bellissimi ricordi infantili del Museo di storia naturale: credo di averci fatto il solco per i suoi corridoi, e anche sugli scalini del Planetario... mio padre era innamorato di quel parco.
Ma vivevo anche ai margini della città, tra l'Ortica, l'oratorio, il circolo dei ferrovieri dove ho imparato a giocare a biliardo e dove ho fatto le mie prime feste strobosferiche ^_^ a ballare stretti stretti, tra divanetti di velluto rosso tutti bucati dalle sigarette, su mattonelle scassate, e la mia cara amica che abitava al di là del cavalcavia Buccari, oltre l'angolo dove si fermavano in attesa le prostitute, oltre le baracche abusive lungo la ferrovia. Milano per me era anche questo, era una lunga sequenza di scene amare, ma non mi faceva alcuna paura. Era il mondo, l'unico possibile, entro confini ampissimi e semisconosciuti, e così era per tutti, era il bello e il brutto, l'angoscia e la gioia, l'introspezione e l'amarezza ma anche la gentilezza e una calorosa, diffusa benevolenza.

Bellissimo. Ed è bello riuscire a vedere una città con gli occhi di un altro.
 
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